Gad Lerner fa autocritica: "La Sinistra da anni è subalterna al capitalismo"
La clamorosa intervista-confessione del giornalista: "Sono un radical chic, un amico di De Benedetti". E critica Renzi e il Pd
Un Gad Lerner clamoroso, che fa autocritica, è un evento peculiare in questa estate 2018 ricca di "corti circuiti" a Sinistra, e che vede quest'ultima e in particolar modo il Pd accusati di schierarsi a fianco delle grandi multinazionali e non con le vittime innocenti dei crolli dei ponti.
In un'intervista del Fatto Quotidiano di Lorenzo Giarelli, che gli fa notare il rapporto distorto tra Sinistra e tessuto imprenditoriale, Lerner commenta: "La subalternità del centrosinistra al capitalismo non è certo nuova, semmai ha inizio negli anni ’90, quando i post-comunisti potevano ambire al governo nazionale e in loro si è determinata un’ansia da legittimazione: non mangiamo i bambini, sappiamo stare composti a tavola, garantiremo i vostri interessi".
Quindi spezza una lancia sull'inevitabilità delle privatizzazioni, anche se, aggiunge: "il processo poteva esser gestito meglio se non ci fosse stata quella soggezione nei confronti dei grandi industriali".
Lerner fa notare il ruolo cruciale che hanno avuto anche il Centrodestra e Matteo Salvini nel determinare l'attuale situazione, ma il giornalista lo incalza sui fischi a Maurizio Martina ai funerali di Genova. Fischi piuttosto eloquenti.
"Quei fischi" replica Lerner, "testimoniano nel modo più umiliante il divario tra il gruppo dirigente di centrosinistra e le classi meno agiate. Dietro alla tragica condizione di isolamento del Pd c’è il tradimento dei vertici, la corruzione di un gruppo dirigente imborghesito, i rapporti di confidenza tenuti col capitalismo senza mai avere il coraggio di combatterne i vizi".
Sul fatto che è necessario creare un'alternativa altrimenti il popolo si rivolge altrove, il giornalista, in quello che sembra quasi un atto di contrizione di fronte a un padre confessore, ribatte: "Reputo la mia biografia compromessa. Io da giornalista mi sono occupato a lungo dei lavoratori e dei loro diritti perché ritenevo giusto farlo. Ma sono un borghese benestante, un “radical chic”, l’amico di Carlo De Benedetti. Sono tutte cose vere. Per questo la nuova classe dirigente del centrosinistra non partirà certo da quelli come me".
Critica quindi il Pd e, dando, una stoccata all'ex premier dem, aggiunge: "Al di là della volontà dei singoli, ci sono dati oggettivi – dalla grande depressione della stampa alla crisi senza soluzione del Pd – che volenti o nolenti renderanno inevitabile un ricambio. A differenza di quanto continua a dire Matteo Renzi, mi sembra inverosimile che in pochi mesi il governo Conte sbatta e torni alla grande il centrosinistra. Anzi, in quel caso sarebbe più facile un rafforzamento della destra".
In chiusura d'intervista deplora "l'eccesso di zelo" con cui i media hanno protetto la famiglia Benetton all'indomani della tragedia di Genova, secondo Lerner, la conferma di "un riflesso automatico a difesa dei grandi imprenditori. Durante il mio lavoro ho stabilito amicizie e relazioni con alcuni di questi “intoccabili”, ma questo non mi impedisce di riconoscere la totale assenza di spirito di indagine di questi giorni".