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Politica
Clima e Vannacci: chi tocca il pensiero unico muore

In questo clima socioculturale da incubo orwelliano si inserisce la vicenda del Generale Roberto Vannacci, destituito in tempo reale dai suoi incarichi per aver pubblicato un libro “Il mondo al contrario”

“Grave allarme climatico: le giornate si stanno accorciando e alcuni scienziati hanno notato che gli alberi cominciano a perdere le foglie. Denunciato un negazionista che ha osato dichiarare che a fine agosto tutto ciò è normale”.

Oggi può sembrare un paradosso, o almeno un’iperbole. Ma stiamo andando in questa direzione: chiunque assuma posizioni distoniche rispetto alla narrazione dominante avvallata da media mainstream, istituzioni e scienza ufficiale (espressione con cui oggi si intendono gli studiosi finanziati dalle lobby economiche), viene messo al bando. E presto potrebbe addirittura incorrere in un reato, visto che c’è già chi invoca (ad esempio, il verde Angelo Bonelli) leggi contro il negazionismo climatico. In questo clima socioculturale da incubo orwelliano si inserisce la vicenda del Generale Roberto Vannacci, destituito in tempo reale dai suoi incarichi per aver pubblicato un libro “Il mondo al contrario”, in cui prende posizioni critiche su Lgbt e affini. Non entro nel merito di quanto ha scritto l’alto ufficiale. Trovo però emetico che si possa punire una persona per quello che scrive in un libro.

Prendiamone atto, il mito dell’Occidente culla delle libertà e dei diritti di parola e di opinione è finito. Dalla pandemia alla guerra russo-ucraina, dal global warming ai gay, chi tocca il pensiero unico, muore.

* Associazione no profit NaM

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