Politica
Consip, emergenza democratica. Nessun dorma non solo al Csm

La vicenda di Bruno Contrada, a cui la Cassazione ha revocato la condanna (peraltro già scontata) e i sospetti su un ufficiale dei Carabinieri per il depistaggio e la rivelazione ai giornali dei documenti della delicata inchiesta giudiziaria sugli appaltoni della Consip. Vicende, diverse, ma entrambi gravi e inquietanti, che non possono essere archiviate frettolosamente. Chi restituirà l'onore e 25 anni, passati tra carceri e tribunali, all'alto funzionario della PS che-secondo le più alte Corti dell'Europa e del nostro Paese-non avrebbe dovuto essere neppure processato per il reato di "concorso esterno" in associazione mafiosa?
Non so voi, cari lettori. Io ritengo che, mentre Mattarella tace, Cossiga, da Presidente del CSM, avrebbe picconato i responsabili della lunghissima detenzione di Bruno Contrada per un reato inesistente. E chi spiegherà agli italiani chi e perché avrebbe spinto un ufficiale dell'Arma a inquinare e a depistare indagini molto delicate che, coinvolgendo il padre di Matteo Renzi, hanno "mascariato" l'immagine dell'allora Presidente del Consiglio, in una fase politicamente cruciale, un mese prima del referendum del 4 dicembre scorso.
È auspicabile, pertanto, che qualcuno non dia ininfluenti scuse individuali a Contrada, ma accerti le responsabilità per la gestione, politica, di un processone (come altri in quegli anni drammatici) che è stato accostato all'affaire Dreyfus. Quanto alla Consip, sono necessarie e urgenti indagini approfondite per scoprire tutti i risvolti di un caso molto preoccupante. E per impedire che settori, non trasparenti, degli organi dello Stato condizionino e inquinino-come è avvenuto, molte volte, in passato-le istituzioni, provocando danni gravi alla democrazia.