Politica

Conte punto di riferimento del M5S. E garante dell'alleanza con Pd-LeU

Di Alberto Maggi

Il senso della svolta politica con le parole del premier uscente

"Io ci sono". Sono fondamentali le parole pronunciate oggi da Giuseppe Conte, di fronte a Palazzo Chigi, rivolte agli "amici" del Movimento 5 Stelle. Ma, subito dopo, il premier uscente, ha parlato anche "agli amici di Pd e Leu". Pochi secondi che contengono due fondamentali messaggi politici, che valgono oggi e soprattutto per il futuro. Oltre al sostegno totale al governo Draghi, di cui non farà parte, l''avvocato del popolo', di fatto, scende in campo nel M5S.

Ma, attenzione, non farà il capo politico sostituendo il reggente Vito Crimi (i pentastellati seguiranno le loro regole e si daranno, con i loro tempi, le nuove strutture organizzative interne), bensì diventa e soprattutto diventerà un punto di riferimento importante del Movimento, ovviamente con il via libera di Beppe Grillo che resta il garante. Grazie alla sua esperienza maturata in questi anni a Palazzo Chigi, Conte indirizzerà i 5 Stelle sui principali temi programmatici aiutando i pentastellati a individuare le priorità dell'agenda politica.

Il faro resta quello del saldo ancoraggio all'Unione europea, dove il premier uscente ha dimostrato concretamente di saper ottenere risultati rilevanti per l'Italia. Conte non si occuperà certo di organizzazione all'interno del Movimento, ma di dettare la linea politica e di individuare la strategia, pensando anche alle prossime importanti scadenze elettorali amministrative.

Ma la svolta di oggi contiene anche un altro significato politico. Il presidente del Consiglio uscente si conferma il punto di unione, il garante e il federatore della coalizione Pd-M5S-LeU, che resta in piedi nonostante la fine del governo giallo-rosso, come hanno chiesto e voluto tutti i big Dem, da Nicola Zingaretti a Dario Franceschini passando per Goffredo Bettini.

Il presidente del Consiglio nell'ultimo anno e mezzo ha sempre trovato il modo, Renzi a parte, di tenere insieme due partiti, M5S e Pd, che fino a non molto tempo fa erano acerrimi nemici esercitando una moral suasion capace sempre di trovare la sintesi tra le forze politiche e tra le correnti degli stessi partiti. In prospettiva, quindi, Conte diventa il candidato naturale dell'intero schieramento (esclusa Italia Viva) per le prossime elezioni politiche, sia che si tengano nel 2023 o già quest'anno qualora Draghi non riesca a mettere in piedi un esecutivo che duri fino alla fine della legislatura.

Ecco perché Conte ha usato quella doppia formula. "Io ci sono", amici dei 5 Stelle. Traduzione: garante del Movimento. Poi il messaggio agli "amici" di Pd e LeU. Traduzione: sono la sintesi della coalizione e, quindi, il naturale candidato premier quando verrà il momento del voto.