Politica
Coronavirus, "Nessun governo di larghe intese. Il M5S non scaricherà Conte"
Intervista di Affaritaliani.it a Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia Cristiana
Crede che per rilanciare l'Italia economicamente dopo l'emergenza sanitaria serva un governo di unità nazionale?
"I conti economici li faremo alla fine. L’emergenza sanitaria è tutt’altro che conclusa, e pesano alcune incognite: quanti sono i positivi? Il virus abbasserà la cresta col caldo? Al Sud cosa dobbiamo aspettarci? Nel resto del mondo cosa sta accadendo? Mi sembra prematuro parlare di dopo-virus, purtroppo siamo ancora nell’emergenza. Né credo al tocco magico di alcune formule politiche molto mitizzate: nel Dopoguerra De Gasperi fece il governo coi comunisti, ma per ricostruire l’Italia se ne sbarazzó; e la Dc sospese le ostilità col PCI di fronte al terrorismo, ma non ci fu mai un governo comune".
Pensa che il premier Giuseppe Conte possa guidare un esecutivo di larghe intese?
"Non vedo a vista le larghe intese, magari come sempre mi sbaglierò. In questo Parlamento la maggioranza relativa appartiene al Movimento Cinque Stelle e dunque nessun governo di larghe intese potrebbe prescindere da una guida espressa da quel movimento. Penso che Conte abbia ancora la fiducia dei gruppi pentastellati, in ogni caso la risposta a questa domanda la debbono dare loro. E non penso che essi possano scaricare il loro premier nel pieno di una crisi epocale".
Mario Draghi potrebbe essere l'uomo giusto per mettere insieme tutte le forze politiche?
"Mario Draghi è stato l’uomo giusto per costruire l’Europa e salvare il nostro sistema Paese in un momento di gravissimo attacco internazionale. La politica gli deve un riconoscimento che esprima la gratitudine del Paese. Draghi è abbastanza giovane da poter essere ancora utile al Paese fuori dalle suggestioni della politica politicante".
A questo punto le elezioni non ci saranno fino al 2023, vero? Serve un Mattarella bis nel 2022?
"Non è detto che le elezioni non ci saranno fino al 2023. Intanto vanno rinviate quelle Regionali perché non saremo in grado di tenere una normale campagna elettorale prima dell’autunno: votare prima significherebbe condannarci a percentuali di astensionismo da elezioni suppletive. Poi il governo dovrà concordare con l’opposizione misure adeguate alla emergenza finanziaria. L’augurio è che essa duri meno delle odierne, drammatiche previsioni. Poi è giusto tornare serenamente al voto, sicuramente con protagonisti e formazioni nuove: si formeranno nel cimento di questa stagione di responsabilità".