Politica

Coronavirus, Orlando: "Lo Stato nei cda delle imprese che ricevono i soldi"

Il numero due del Pd chiede garanzie per i prestiti a fondo perduto da concedere alle aziende

Coronavirus, Orlando: "Lo Stato nei cda delle imprese a cui si danno soldi"

L'emergenza in Italia continua, da una parte la lotta al Coronavirus, dall'altra la crisi economica da fronteggiare. Dal numero due del Pd, Andrea Orlando arriva però un avvertimento per le imprese, soldi a fondo perduto ok, ma con il controllo dello stato, "per controllare che mantengano gli impegni presi. Il capitale delle imprese - spiega Orlando - non deve essere partecipato dallo Stato per corrispondere ad un astratto modello ideologico. Il tema è valutare se lo Stato debba entrare per un determinato periodo, in modo da garantire che l'impresa mantenga gli impegni assunti nel momento in cui riceve finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato".

"Nessuno - prosegue Orlando - ha proposto che lo Stato entri nella governance delle imprese, né che si proceda a nazionalizzazioni. Si tratta di esperienze che si stanno facendo in un Paese come la Germania e che si stanno sperimentando in regioni governate dal centro-destra. In un Paese che ha una storica sottocapitalizzazione delle imprese come l'Italia e nel quale la crisi obbligherà a ricapitalizzazioni si tratta di fornire finanziamenti con alcune garanzie. Ad esempio che si mantenga la presenza sul territorio nazionale, che non si delocalizzi, che non si riduca la manodopera, che siano realizzati interventi che vadano nella direzione della sostenibilità.

In alcuni casi - prosegue Orlando - lo Stato imprenditore è utile ed auspicabile, ma non è questo il caso: siamo ad uno Stato garante nei confronti della collettività per l'utilizzo delle risorse. Una cosa molto diversa. L'alternativa, già sperimentata, e non sempre felicemente nel nostro Paese è dare i soldi senza alcuna verifica". Orlando blinda il governo e allontana anche l'ipotesi di una spaccatura nella maggioranza, con l'uscita di Italia Viva. "L'emergenza non è finita. Non possiamo permetterci il lusso di manovre. L'Italia, non il Pd, non ha alcun bisogno di un governo indebolito ma semmai di un governo più forte. Non ci sono altre formule possibili. Se saltano questa maggioranza e questo esecutivo, non c'è un altro governo: l'unica strada sarebbe – appena possibile – quella del voto".