Politica
Coronavirus, scontro sulla pubblicazione dei verbali degli esperti
Il governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato dopo la decisione del Tar di pubblicare i documenti tecnico-scientifici secretati
Il Governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato a seguito della decisione del Tar di pubblicare i verbali segreti del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile. In data 22 luglio, come riporta Repubblica, è stato deciso dal Tar di rendere pubblici, entro 30 giorni, i documenti tecnico scientifici utilizzati da Conte per l'emanazione dei dpcm di marzo e aprile.
Già ad aprile gli avvocati della fondazione romana Luigi Einaudi, Rocco Mauro Todero, Andrea Pruiti Ciarello e Enzo Palumbo, avrebbero ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il rifiuto di far conoscere i documenti del Cts.
La Protezione civile, contrariamente alla decisione, si è rivolta all’avvocatura dello Stato che ha espresso: “I dpcm, oggetto dell’odierno contenzioso sono atti amministrativi generali, frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all’esecutivo in un atto avente forza di legge, ovvero, in particolare dapprima nell’articolo 3 del decreto legge 6/2020, convertito con Legge numero 13/2020 e, poi, nell’articolo 2 del decreto legge 19/2020, convertito con legge 35/2020, e rinvengono la propria ragione nell’esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l’emergenza epidemiologica causata dal Covid-19”. Per tale motivo i verbali dovrebbero restare secretati.
L’avvocato consigliere di amministrazione della fondazione Andrea Pruiti Ciarello, come riporta ancora Repubblica, ha commentato: “E’ grave aver fatto l’appello perché dimostra che il governo non è disponibile ad essere trasparente su atti così importanti. Atti che hanno compresso i diritti e le libertà costituzionali per i cittadini come mai nella storia della repubblica”. L’invito della Fondazione è quello di ritirare il ricorso e così “consentire ai cittadini di giudicare le scelte dell’esecutivo”.
Il presidente della fondazione Giuseppe Benedetto ha affermato: “Facciamo appello perché con un gesto di apprezzabile e intelligente apertura agli italiani prima ancora che alla Fondazione Einaudi, la presidenza del Consiglio ripensi la sua posizione. Non abbiamo alcun intento di partecipare al confronto politico in corso. Per questo motivo avremmo auspicato e abbiamo sino all’ultimo sperato in un gesto di grande eleganza e di sostanza democratica da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, che di fronte a una sentenza del giudice amministrativo avrebbe potuto adempiere senza proporre appello e insistere in una linea che appare di retroguardia”.