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Politica
"Così in una notte svuotarono i conti degli italiani". Incredibile retroscena sui prelievi forzosi del governo Amato
Giuliano Amato

Governo Amato, la drammatica notte tra il 9 e il 10 luglio 1992. Clamoroso retroscena

Il governo Amato, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, operò un prelievo forzoso e improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari. Un decreto legge di emergenza l’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira, erano state inserite le misure più svariate. Ma le cose andarono diversamente da quanto Giuliano Amato aveva sperato: nonostante la cura da cavallo, la manovra di luglio più la finanziaria sfioravano insieme i centomila miliardi di lire, che portò l’economia italiana sull'orlo della recessione. Ora a distanza di 32 anni emergono i dettagli di quell'operazione che sconvolse gli italiani. "La Bundesbank - svela a Il Corriere della Sera Andrea Monorchio, Ragioniere generale dello Stato durante il governo Amato e non solo - annunciò che non ci avrebbe più sostenuto. Carlo Azeglio Ciampi, che allora era governatore di Bankitalia, provò per mesi a difendere la permanenza della lira nel Sistema monetario europeo, prima di essere costretto a mollare".

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Monorchio rammenta le critiche che colpirono Ciampi e le respinge: "Lui impedì che lo Stato finisse in ginocchio. Nel frattempo il governo di Giuliano Amato si adoperò con una manovra da 92 mila miliardi di lire e con un decreto da 30 mila miliardi. Fu allora che si misero le mani nei risparmi dei cittadini, con un prelievo forzoso dai loro conti correnti. La decisione fu assunta in un incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giovanni Goria. Era notte fonda ed eravamo riuniti a Palazzo Chigi, alle prese con i numeri della manovra. Mancavano tra i sei e gli ottomila miliardi. A un certo punto Goria disse ad Amato: "Andiamo di là". Tornarono dopo venti minuti e il premier disse ai ministri: “Potete andare a dormire. Non lei Monorchio. La decisione del prelievo forzoso fu tenuta segreta per evidenti motivi: se fosse trapelato qualcosa il sistema sarebbe collassato. Nessuno fu informato: non i ministri, non il capo dello Stato e nemmeno il governatore di Bankitalia. In Consiglio dei ministri, per non menzionare quel provvedimento, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti. La decisione rimase segreta fino alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale".






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