Politica

Crocetta: non mi dimetto per un falso scoop

"I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. Non posso dimettermi". Lo ha detto il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, intervenendo all'Ars sul caso intercettazioni. "A tutti e' evidente che quella intercettazione non c'e' e una bufala non puo' determinare i passaggi della politica". 

"Gli uomini delle istituzioni - ha affermato Crocetta - dovrebbero pronunciarsi solo in presenza di fatti accertati e conclamati. In questo Paese si deve decidere se la bufala cattiva di un giornale debba essere la verita' o se sia vero quello che accerta la magistratura. Non posso dimettermi. Io non sono attaccato ne' a poltrone ne' a carriere future, ma devo difendere il mio onore. Ho subito attacchi di fuoco amico e avversario e insospettabile solidarieta'. La deriva populista e demagogica che c'e' alla base di questa vicenda per me e' irricevibile: e' sciacallaggio che non posso tollerare, per tutelare non solo me, ma tutti noi". Spiega Crocetta di avere vissuto in questi giorni "i momenti piu' terribili della mia vita. E' come se avessi visto un film nel quale l'attacco alla regione diventa l'attacco alle istituzioni e all'intero popolo siciliano. Mi sono sentito come un lebbroso, vergognandomi di affacciarmi dal balcone di casa per non percepire uno sguardo ostile o un insulto. Visto come complice silente di un attentato ad un memnro della famiglia Borsellino. Tutto questo e' intollerabile". 

Come Pasolini afferma 'io so, ma non ho lo prove', ma so. Io perdono sempre, anche quando mi si fa del male gratuito", ha proseguito il presidente della Regione Crocetta parlando all'Ars sulla questione intercettazioni e dei responsabili, "ma quando mi si dice che non ho fatto la lotta alla mafia, non lo ammetto, mi si citi quale comune e quale regione in Italia ha fatto queste cose". La verita', per Crocetta, "e' che una parte politica ha voluto usare questa vicenda per fare killeraggio politico. Ed e' inaccettabile che io mi possa dimettere sulla base di accuse inesistenti, espressione di un atto di killeraggio politico fondato su una campagna costruita sul nulla". 

Vicinanza: i nostri cronisti hanno sentito l'intercettazione - Nessuna marcia indietro del direttore dell'Espresso, Luigi Vicinanza, sulla famigerata frase intercettata tra il medico Matteo Tutino e il governatore della Sicilia Rosario Crocetta sull'ex assessore regionale alla Sanita', Lucia Borsellino: "I nostri cronisti quella frase l'hanno sentita e incrociata poi con altre fonti. E poiche' era in dialetto, l'hanno tradotta e la trascrizione delle frasi riportate e' il frutto del nostro lavoro". Vicinanza l'ha detto nel corso di un'intervista con Sky Tg24, precisando "nessuno ha ovviamente mai creduto che Tutino (il medico personale di Crocetta, ndr) intendeva preparare un attentatto contro la Borsellino". Cio' non toglie pero' che "quella frase denota comunque una sorta di ostilita'".

Il direttore dell'Espresso ha anche mostrato la copertina del settimanale in uscita domani, dal titolo "Il calvario di Lucia", riferito appunto alla figlia del giudice Borsellino. Inoltre, sul sito web del settimanale "pubblichiamo stralci dell'inchiesta". Vicinanza ha anche detto delle domande dei pm palermitani all'allora assessore nel marzo 2014, ovvero se avesse mai avuto l'impressione che Tutino e il commissario Giacomo Sampieri volessero metterla in cattiva luce con Crocetta, come una sorta di elemento di disturbo. Quanto alla causa civile contro L'Espresso annunciata dal legale di Crocetta, con richiesta di 10 milioni di risarcimento danni, alla domanda se il settimanale potra' uscirne vincente, Vicinanza ha risposto "si sa che le cause sono sempre incerte" ribadendo quindi che "quella sara' l'occasione per dimostrare la correttzza del nostro operato", fermo restando che il settimanale "continuera' a tutelare le fonti informative". Piu' in generale un giudizio sulla vicenda siciliana? "Intricata, complicata e maleodorante", le parole di Vicinanza.