Politica
Di Battista torna ad agitare il governo. I direttivi 5 Stelle sulla graticola
Crimi furioso con Zingaretti e il Pd sulla legge elettorale
Acque sempre più agitate nel Movimento 5 Stelle. A fare scalpore ieri è stata la lettera contro il ministro Vincenzo Spadafora. Fonti qualificate spiegano come la riforma dello Sport, finita nel mirino dei pentastellati, sia soltanto un pretesto ("in questo momento non interessa a nessuno") e che in realtà dietro ci sia una manovra dell'ex parlamentare Alessandro Di Battista che è tornato a cannoneggiare il Movimento (mettendo così a rischio la tenuta dell'esecutivo) con l'obiettivo - dicono - di portare dalla propria parte qualche parlamentare. In particolare, vicinissimo a Dibba e quindi all'operazione anti-Spadafora, ci sarebbe il deputato Simone Valente, ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta) nel Conte I. L'ambizione di Valente, sempre secondo quanto spiegano fonti qualificate, sarebbe quello di diventare sottosegretario o addirittura ministro allo Sport.
In Parlamento, tra i grillini, la tensione si taglia con il coltello in vista soprattutto dell'assemblea congiunta dei parlamentari. Un numero consistente di senatori e deputati, ancora scottati dal disastro sulle presidenze delle commissioni, punta all'azzeramento di tutti i direttivi, in particolare di Montecitorio. Nel mirino, quindi, ci sono soprattutto il capogruppo Davide Crippa e il suo vice Riccardo Ricciardi.
Ma anche i rapporti con il Partito Democratico, principale partner di governo, non sono idilliaci. Al di là dell'emergenza migranti, con i pentastellati che insistono sulla linea della fermezza, a tenere banco è la riforma della legge elettorale. Il capo politico Vito Crimi non ha gradito affatto (per usare un eufemismo) i distinguo dei Dem e del segretario Nicola Zingaretti sul taglio dei parlamentari, e sul referendum confermativa del 20-21 settembre. Al M5S non è piaciuto per niente il pressing del Pd sul proporzionale e soprattutto il fatto che Zingaretti e i suoi abbiano legato le sorti del taglio dei parlamentari, e del referendum costituzionale, alla nuova legge elettorale.