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Politica
"Di Maio un giorno chiederà scusa a Siri?". Che cosa ne pensi? Di' la tua
Foto: LaPresse

Qualcuno dovrà, prima o poi, chiedere scusa ad Armando Siri. Un uomo ch’è stato torturato, massacrato, spulciato mediaticamente sino alla punta dei capelli, gli hanno fatto una tac dei suoi affari, esponendolo ai raggi X della calunnia e delle illazioni. In due inchieste è coinvolto il Senatore Siri, una per corruzione in cui non è nemmeno rinviato a giudizio, e l’altra per riciclaggio in cui non c’è né il reato né l’indagato.

Assurdo? Beffardo? Di una volgarità inaudita? Sì. Ma nella caccia al tesoro elettorale in vista delle Europee, il pirata Di Maio ha pensato di trovare l’oro nel forziere della Lega, crocefiggendo un uomo, prima del Parlamentare e del Sottosegretario, per dei vili conti propagandistici. Non su delle battaglie identitarie, non portando a casa punti essenziali del programma, non sull’economia o sul lavoro, ma sull’ipotesi di corruzione i grillini hanno scelto di ridarsi smalto.

Se alla lunga la vacuità di quest’intento li farà sciogliere come neve al sole, poco c’importa, oggi però nel frattempo hanno spezzato le reni ad un brillante esponente dell’Esecutivo, e si sa che il fango resiste al tempo. Mi domando se Di Maio, nel momento in cui tutto dovesse finire in archiviazione o assoluzione, chiederà mai scusa per tutto ciò ad Armando Siri. Ovviamente non basterebbe a risarcire il danno d’immagine e di carriera politica, ma almeno mostrerebbe un barlume di onestà intellettuale. Anche se fino ad oggi latita a mostrarsi all’orizzonte questa dote nel Ministro del Lavoro.

Due le cose più allucinanti di cui s’è macchiato Di Maio negli ultimi giorni. Un post del 7 maggio in cui commenta ricostruzioni del Corriere della Sera totalmente infondate: “(Siri, ndr) si sarebbe anche rifiutato di rispondere alle domande dei giudici e avrebbe depositato solo una memoria spontanea. (…) Non rispondere all’interrogatorio dei magistrati è grave e in parte indicativo.” Tutto falso. Siri ai PM di Roma ha presentato un’ampia memoria difensiva spontanea, corredata di tutti i movimenti contabili e finanziari, ed inoltre s’è messo a disposizione per oltre un’ora rispondendo alle domande degli inquirenti: “Non ho mai ricevuto, né da Paolo Franco Arata, né da chiunque altro, promesse di pagamento o dazioni di denaro, che avrei rifiutato con sdegno.”

La seconda, è il commento a caldo dell’avvenuta revoca da Sottosegretario ai Trasporti: “Non è una vittoria del M5S ma degli italiani onesti.” Come si permette il Vice-Premier di dare patenti di moralità o meno? Su quali basi? Con quali prove? E perché sottende che Siri sia un cittadino disonesto invece? L’abbaglio di seppellire un uomo vivo, gli si torcerà contro.

 

Twitter @andrewlorusso


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