Politica

Draghi e il tacito accordo. Salvini a Renzi: "Prima fai cadere l'avvocato"

Adesso non basteranno gli «acchiappavoti», serviranno leader capaci. M5s in subbuglio, l'opposizione riflette sul da farsi

Draghi e il tacito accordo. Salvini a Renzi: "Prima fai cadere l'avvocato"

La crisi di governo si è fatta ancora più ingarbugliata dopo il tentativo del presidente della Camera Roberto Fico di mediare tra la vecchia maggioranza, con l'obiettivo di trovare un'intesa tra i partiti e dar vita al Conte ter. Ma la missione è fallita e il presidente della Repubblica Mattarella non ha perso tempo e ha deciso di sparigliare le carte, chiamando Mario Draghi, un tecnico, l'ex presidente della Bce. La mossa di Renzi, la decisione di rompere lo schema a cui i giallorossi tentavano di costringerlo con il Conte 3, - si legge sul Corriere della Sera - ha aperto a uno scenario che già era all’orizzonte. Quando il leader di Iv ha chiesto la sponda della Lega prima di formalizzare la rottura, Salvini gli ha risposto: «Prima fai cadere l’avvocato». Sparigliando, Renzi ha provocato il big bang. Nei Cinque Stelle già si delinea la faglia tra l’ala movimentista e Di Maio, che vede in Draghi un passaggio traumatico ma in prospettiva proficuo per la maturazione del Movimento. Nel Pd, la perdita del Santo Graal, cioè il progetto di riconquistare il Colle spingerà i democratici a cercare un nuovo baricentro.

Poi c’è l’opposizione. Ed è lì che si sta aprendo un dibattito sul «che fare ». I centristi - prosegue il Corriere - avevano avvisato per tempo Salvini: se dovesse cambiare il quadro bisognerebbe cambiare schema. Lo schema è cambiato, così come aveva previsto il leghista Giorgetti, sostenitore di un governo di unità nazionale guidato da Draghi. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che conosce da anni l’ex presidente della Bce, spinge perché il centrodestra appoggi il futuro gabinetto. Ne vede i benefici: una legittimazione internazionale, un posto al tavolo delle riforme e la partecipazione alla scelta del prossimo presidente della Repubblica. Sono le perplessità della Meloni a trattenere Salvini. Il passaggio è strategico e imporrà anche a Berlusconi di uscire dall’ambiguità della formula dietro cui si è finora riparato: il «governo dei migliori». Altrimenti Forza Italia si dividerà. Il nome di Draghi preannuncia una sfida da «dentro o fuori» per i partiti, la presa d’atto che non basteranno più solo leader acchiappa voti ma personalità capaci di governare.