Politica

Draghi, la congiura dei migliori

L'opinione di Simone Rosti

Questa crisi è la morte tombale del grillismo. La prova empirica che non si governa un paese come un blog, che le accademie e le università non servono per perdere tempo ma a formare le classi dirigenti, che non ci si improvvisa capi di governo, che non si entra nelle stanze dei bottoni come si entra al Grande Fratello, che i like non sono il lasciapassare per diventare ministro, che le scorciatoie a base di slogan non esistono. Non sto qui a elencare le innumerevoli peripezie dei governi Conte a maggioranze variabili. Ci sarà tempo per analizzare i tanti provvedimenti presi, alcuni indispensabili, ma la gran parte inutili o dannosi.

Conte, si dice, ha governato bene la fase drammatica (tuttora in corso) della pandemia. Non avremo mai la controprova, ci siamo però autoproclamati come i migliori dopo solo un mese di emergenza, per poi contabilizzare, un anno dopo, uno dei peggiori tassi di mortalità con le più ferree restrizioni. Ognuno la veda come vuole, però è giusto misurarli i fatti non solo viverli con emozione. Dicevo, il grillismo è morto, ma ha lasciato scorie e contagiato molti, anche il PD che ha preferito ripararsi dietro a Conte pur di non fare i conti con la propria vacuità.

Renzi non è causa di nulla, ha fatto politica, buona per qualcuno, pessima per altri (ma non è questo il punto). Mi viene in mente la provocazione di Cuccia che diceva che le azioni non si contano ma si pesano. Anche in politica ci sono componenti che vanno oltre il peso numerico. Finchè esiste la repubblica parlamentare è lì, in parlamento, che si fanno i giochi. Non ascoltate le sirene di chi reclama la sovranità popolare a sproposito, ricordo che alle ultime elezioni nessun partito ha dichiarato prima del voto con chi si sarebbe alleato e cosa avrebbe fatto, quindi non meravigliamoci delle dinamiche delle ultime settimane. Scenari che per fortuna ci riportano a chi, Draghi, ha una statura e una competenza che fa impallidire il migliore dei migliori (sic!) in parlamento e al governo. La strada per la fiducia a Draghi non sarà facile, dovremo sorbirci infatti i rigurgiti grillini delle origini a suon dell’anti casta, dell’anti elite transnazionali, dell’anticapitalismo d’accatto, ma sarà solo il colpo di coda di una classe politica né buona né cattiva, semplicemente incapace.

Nei momenti di crisi ci si deve affidare ai migliori, funziona così in tutte le sfere della vita, quindi buon lavoro Mr Mario! Chi ora grida al lupo sulla perdita di tempo fa un po’ ridere, non sarà un mese in più ad avere impatti se le scelte sono adeguate (che dovranno essere ben lontane da cash back e bonus biciclette). E le diplomazie del mondo se ne faranno una ragione a non vedere più “giggino” a capo della Farnesina.