Politica

Draghi premier dopo le elezioni politiche. Ti piace la proposta di Bonomi?

Di Alberto Maggi

Sempre più stretto il legame tra il premier e il presidente di Confindustria. Via libera da Marcucci, renziano del Pd

Confindustria scende in campo e con il suo presidente Carlo Bonomi sdogana ufficialmente l'ipotesi di Mario Draghi presidente del Consiglio anche dopo le elezioni politiche, probabilmente nel 2023. Di fatto, un ulteriore commissariamento della politica e dei partiti con il voto dei cittadini che diventa ininfluente per il

Palazzo e per i poteri forti. “L’uomo della necessità”, “come De Gasperi e Ciampi”, “ci riconosciamo in lui”, “deve continuare a lungo”, quindi fino al 2023 come minimo, ma anche oltre. Confindustria esprime la sua piena e incondizionata dichiarazione di voto. Destinatario il presidente del Consiglio Mario Draghi, accolto dall’assemblea degli industriali – durante il discorso del presidente Carlo Bonomi – da una lunga standing ovation, di oltre un minuto. E poi di nuovo altri caldi applausi durante l’intervento che dedica al capo del governo un lunghissimo endorsement. Il presidente del consiglio è seduto in prima fila, accenna un sorriso e saluta con il capo gli oltre mille imprenditori assiepati nel Palazzetto dello Sport nel quartiere Eur a Roma. “Ogni tanto – dice Bonomi tra le altre cose – la storia delle istituzioni italiane ci ha riservato un terzo tipo di uomini. Gli uomini della necessità. Personalità che avvertono il dovere di rispondere ai problemi della comunità italiana, prima che l’ambizione di restare a qualunque costo al suo timone. Ecco, Mario Draghi è uno di questi uomini, uomini della necessità”.

Dopo gli elogi arrivano però, ovviamente, le richieste a cominciare naturalmente dai soldi alle imprese per la transizione verde. Bonomi afferma che le aziende italiani non sono contrarie alla svolta green ma che “bisogna essere realisti”. “La transizione energetica ha inevitabilmente impatti molto rilevanti su intere componenti della nostra industria. E sui suoi occupati: centinaia di migliaia”, spiega Bonomi. “La prima richiesta è che sia davvero credibile la realizzazione di questi traguardi in orizzonti così ristretti perché obiettivi così radicali hanno bisogno di logiche incrementali annuali credibili, per non essere velleitari”.

La seconda richiesta “è che questo sforzo avvenga in un quadro mondiale di reale cooperazione, in quanto l’Europa, per quanto ambiziosa e trainante, emette solo l’8% dei gas climalteranti; senza un impegno globale non miglioreremo pressoché in nulla il problema”. E la terza richiesta è quella “ancora più decisiva: è necessario accompagnare la transizione energetica con chiare strategie di politica industriale“, dice Bonomi, perché altrimenti “parti fondamentali della nostra industria resterebbero esposte a rischi di chiusura o delocalizzazione”. “Attualmente uno sviluppo della capacità delle fonti rinnovabili di 8Gigawattll’anno, come indicato dal ministro Cingolani, sarebbe velleitaria. Significherebbe raddoppiare nei prossimi dieci anni la capacità di rinnovabili installata negli ultimi 20 anni, risultato impossibile da raggiungere senza un cambio radicale del meccanismo autorizzativo”, ha continuato Bonomi.

Da Bonomi uno schiaffo sonoro alla Lega e a Matteo Salvini sulle pensioni. Quota 100 è stata "un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato e può e deve davvero bastare così". E' il giudizio del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che dal palco dell'assemblea annuale aggiungendo che "l'intervento sulla previdenza non può risolversi in una quota 100 travestita, applicata magari ai 63enni invece che ai 62enni". "Se volete un confronto su agevolazioni per i soli lavori usuranti, parliamone pure - ha detto - ma usuranti davvero, non l'ennesima salvaguardia dopo la raffica adottata in questi ultimi anni, che nulla aveva più a che fare né con gli esodati della Fornero né con lavori realmente usuranti. Quel che sembra a noi è che gli oneri del sistema contributivo andrebbero riorientati finalmente al sostegno e all'inclusività delle vittime ricorrenti delle crisi italiane: cioè giovani, donne e lavoratori a tempo, invece che essere bruciati sull'altare del fine elettoralistico di prepensionare chi un lavoro ce l'ha".

I leader degli ex renziani del Pd subito apprezza il progetto di Bonomi di Draghi a Palazzo Chigi anche dopo il 2023. "Lo scenario ipotizzato da Confindustria, con Draghi a Palazzo Chigi anche dopo il 2023, coincide con il desiderio di tanti, e cosa più importante, con l'interesse del Paese', afferma il senatore Pd Andrea Marcucci. ''Come Bonomi - continua- anch'io penso che chiunque metta a rischio l'operato del governo, faccia un danno all'Italia. Il Pd deve risolvere il proprio latente dibattito interno e fare totalmente sua l'Agenda Draghi''.