Politica
Draghi si dimette? La sua reputazione sul Web è da record, anche senza social!
Nonostante le critiche ricevute su green pass, Ddl Zan e riforma della giustizia è di gran lunga il politico più popolare, apprezzato dal 75% degli utenti
Il clamore suscitato dalle voci sulle possibili dimissioni di Mario Draghi si spiegano anche con l'enorme popolarità del Premier: la sua Web Reputation è quasi raddoppiata tra maggio e settembre, pur continuando a parlare poco e a non usare i social media
L'analisi di Reputation Science sui primi otto mesi di Mario Draghi al governo ha portato la sua reputazione online a un valore di 70.856,26 r (R è l’unita di misura della reputazione online, visualizzata tramite una rappresentazione grafica simile a un'analisi finanziaria che presenta caratteristiche predittive).
La web reputation di Draghi è cresciuta dell’85% tra maggio e settembre. Si conferma così il trend evidenziato nella precedente rilevazione di Reputation Science sui primi 100 giorni del governo Draghi: la web reputation del premier continua la sua ascesa. Non mancano le critiche, anche se il loro impatto complessivo è attutito dagli eventi che generano un impatto positivo nettamente superiore.
Nel periodo in esame, il sentiment delle conversazioni associate a Mario Draghi è positivo (contenuti che esprimono un giudizio positivo) o neutro (contenuti dal tono informativo) nel 75% dei casi, mentre è negativo per il restante 25%. Interessante notare come la curva reputazionale del Premier, dopo otto mesi, segua una crescita continua, senza che si registrino flessioni negative tali da incrinare la curva. Una particolarità che fa di Draghi quasi un’eccezione nel campo della politica.
Nell’aggiornamento della sua analisi (maggio-settembre), Reputation Science ha evidenziato quali sono stati gli eventi che hanno avuto un maggiore impatto sulla web reputation del premier. Il 21 maggio, ad esempio, la proposta di candidare Mario Draghi al Quirinale e i commenti alla strategia del suo Governo per contrastare la pandemia hanno scatenato reazioni molto positive, facendo crescere il suo indice reputazionale di +4.328,14 r.
Subito dopo, il 25 maggio, il Presidente del Consiglio ha incontrato una prima flessione reputazionale (-717,57 r) dovuta alle critiche attirate con l’approvazione del “Sostegni bis”. Inoltre, nello stesso periodo, Mario Draghi ha incassato la critica di Alessandro Di Battista, il quale ha dichiarato di poter immaginare un riavvicinamento al M5S solo qualora il partito uscisse dalla maggioranza e prendesse le distanze da Draghi.
La reputazione online di Mario Draghi riprende subito a crescere (+1.399,14 r) anche grazie all’incontro con il presidente americano Joe Biden (12 giugno). Vertice dopo il quale il PdC ha affermato di trovarsi d’accordo con il Presidente statunitense «su molti temi: donne, giovani, difesa degli ultimi, diritti umani, diritti civili, diritti sociali e tutela dell'ambiente che è il tema chiave della nostra presidenza del G20», incassando numerosi applausi. In quegli stessi giorni, si registrano alcune nuove, deboli critiche al decreto “Sostegni bis”, soprattutto su Twitter. Nella seconda metà di giugno, Draghi incassa i primi commenti positivi per il Recovery Plan, tema che lo sostiene anche nei sondaggi di gradimento dei leader politici, ma paga alcune critiche per le tensioni con la Chiesa dovute al Ddl Zan, con la richiesta avanzata dal Vaticano di intervenire sulla legge.
A luglio l’analisi registra quattro eventi che hanno un impatto significativo sulla web reputation del premier: il 2 luglio, grazie alla crescita del Pil sopra le aspettative e al discorso tenuto all’Accademia dei Lincei in cui si è schierato a sostegno dei lavoratori (+ 6.386,29 r); il 4 luglio, quando il CEO di JP Morgan Jamie Dimon ha dichiarato in un’intervista a Il Sole24Ore che “il percorso di riforme messo in atto da Draghi può ulteriormente accelerare la crescita rendendola più duratura”, sottolineando come la leadership del Presidente del Consiglio sia più credibile anche in un panorama mondiale (+ 662,43 r); l’8 luglio, giorno dell’approvazione in Consiglio dei ministri della riforma Cartabia; infine, il 15 luglio quando il Premier viene accolto al carcere di Santa Maria Capua Vetere con cori e applausi, dopo lo scandalo delle guardie che malmenavano e maltrattavano i detenuti (+ 1.757,29 r).
Proprio intorno a quest’ultima data, tra il 22 e il 26 luglio, iniziano a scatenarsi molte proteste contro il Green Pass Covid-19 voluto dal Governo, facendo scendere la reputazione online di Mario Draghi di - 388,71 r. Un dato comunque trascurabile rispetto al capitale reputazionale accumulato nei mesi. Chiude il periodo estivo il picco dovuto al sostegno del Presidente del Consiglio alla ridistribuzione dei vaccini in Africa e in tutti i Paesi più poveri che non possono permetterseli, e il suo impegno a tutelare i diritti delle donne afghane dopo la presa dell’Afghanistan da parte dei talebani (27 agosto).
Tre questioni, invece, segnano la curva reputazionale di Draghi a settembre: il 17 viene nominato dal Times tra le cento persone più influenti al mondo, l’unico nome italiano presente. Il 20 viene criticato da Matteo Salvini per un eventuale aumento dell’IMU. Mentre il 23 settembre, si registra un’ulteriore ascesa anche grazie alla standing ovation ricevuta durante l’assemblea di Confindustria (+ 5.704,57 r).
I contenuti con maggiore engagement
Nella precedente analisi di Reputation Science (febbraio-maggio 2021), gli articoli che hanno avuto maggior engagement, pur menzionando il premier, non lo vedevano come protagonista del pezzo. Un trend che si conferma anche a settembre: tra i contenuti più virali che citano il premier compaiono i temi che hanno acceso il dibattito politico negli ultimi mesi – green pass, Ddl Zan, riforma della giustizia – ma non spiccano contenuti in cui Draghi è protagonista. (L'ARTICOLO SEGUE NELLA PROSSIMA PAGINA)