Politica

Effetto elezioni Regionali 2020: così il Pd riscrive l'agenda di governo

Alberto Maggi

Le quattro richieste che i 5 Stelle dovranno accettare

Orlando (Pd): risultato modifica asse politico governo - "E' giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5S, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l'attivita' di governo. Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilita' al confronto superiore a quella che c'e' stata finora". Lo afferma il vice segretario del Pd Andrea Orlando a Circo Massimo su radio Capital parlando del governo.

E ora la musica cambia. All'indomani dei risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria, Regioni dove il Partito Democratico è la prima forza politica e dove il Movimento 5 Stelle è praticamente scomparso, dai vertici del Nazareno arriva un chiaro segnale agli alleati di governo. La richiesta, come ha spiegato il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci, non sono poltrone. Nessun rimpasto, dunque, ma una revisione dell'agenda di governo. E questa volta a fissare le priorità dovrà essere il Pd, visto che la forza numerica in Parlamento dei grillini non corrisponde assolutamente alle percentuali nel Paese.

Sono quattro le richieste che Nicola Zingaretti avanzerà al premier Giuseppe Conte e soprattutto ai pentastellati. La prima è un'accelerazione sulla riforma della Giustizia anche e soprattutto per aggiustare il vuoto lasciato dall'entrata in vigore dello stop alla prescrizione il primo gennaio 2020. Il ministro Alfonso Bonafede non potrà più fare muro e dovrà accettare le proposte del Pd. Il secondo punto dell'agenda targata Nazareno è una rimodulazione del reddito di cittadinanza per correggere le storture del provvedimento tanto caro al Movimento 5 Stelle in favore di una spinta sull'assegno familiare fortemente voluto dai Democratici.

Terzo tema è un'accelerazione del capitolo investimenti pubblici nelle infrastrutture con il totale superamento della logica No-Tav storicamente tipica dei grillini. Il quarto punto che il Pd metterà sul piatto dopo il successo alle Regionali e il flop dei 5 Stelle è una revisione significativa dei Decreti Sicurezza voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Finora i pentastellati avevano sempre detto che la linea era quella dei rilievi del Quirinale, ma a questo punto il Nazareno pretenderà modifiche più sostanziose.

Tutto ciò fa tornare in mente il dopo Europee del 2019 quando la Lega con il pieno di voti alzò la voce con il M5S arrivando poi alla rottura del Papeete di agosto. Non sempre la storia si ripete ma qualcuno, nel Pd come nel M5S, comincia a vedere qualche similitudine.