Politica

Elezioni 2018, Berlusconi vuole Gentiloni premier e lascia il Lazio al Pd

Marco Zonetti

Lo scenario Gentiloni premier prende piede con la benedizione del "grillino" Cairo e il Cav garante delle larghe intese consegna il Lazio a Zingaretti

Le elezioni 2018, la cui campagna elettorale appare come la più breve in assoluto, sembrano già prefigurare - e da tempo - uno scenario che tutte le forze politiche uficiosamente accettano di buon grado.

La presidenza del Consiglio affidata a Paolo Gentiloni è ben vista a destra, a sinistra e anche negli ambienti del m5s.

Silvio Berlusconi, come una Fenice, è risorto per l'ennesima volta dalle ceneri ed è assurto a garante degli equilibri europei. In questo senso, ogni suo gesto è volto a calmierare le istanze "ribelli" di Matteo Salvini. Non potendo essere premier, il Cavaliere si "accontenterebbe" quindi di vincere le elezioni con la coalizione del centrodestra ed essere influente "padre nobile" di un governo di larghe intese guidato dal rassicurante Gentiloni.

Dovendo sostenere le larghe intese, il Cavaliere avrebbe deciso di lasciare campo libero al PD alla Regione Lazio, auspicando che il Partito Democratico perda le elezioni politiche ma non quelle regionali, così da non uscire sconfitto su tutta la linea e poter giocarsi la carta della Grosse Koalition in versione italiana. Da qui nascerebbero i tiramolla sul candidato presidente della Regione Lazio per il centrodestra, e la recente scelta di candidare Stefano Parisi, che non ha ovviamente alcuna chance contro Nicola Zingaretti.

Il tacito seguito del Patto del Nazareno resterebbe dunque in piedi: la regione Lazio al Pd e Gentiloni premier di un governo di larghe intese ma con una cospicua componente di Forza Italia. Quanto a Fratelli d'Italia e alla Lega, sarebbero probabilmente ricompensati con qualche ministero o carica di sottosegretario di peso.

E il m5s? Il Movimento 5 Stelle sarebbe ufficialmente "cornuto" ma ufficiosamente contentissimo di poter farsi altri anni di opposizione profumatamente pagata grazie ai rimborsi per la Comunicazione alla Camera e al Senato, dopo aver blindato tutti i fedelissimi e gli yesmen nelle Istituzioni con le ultime "parlamentarie". Chi pensa di votare m5s per dare lo scacco al Sistema non potrebbe fare scelta più dissennata. Il m5s è Sistema allo stato puro, contenitore e bromuro istituzionale dei voti di protesta. E quando lo stesso "grillino ad honorem" Urbano Cairo elogia Paolo Gentiloni e contesta neanche troppo fra le righe l'incompetenza di Luigi Di Maio... insomma, molti indizi fanno una prova e non c'è bisogno di Sherlock Holmes.