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Politica
Elezioni comunali: italiani concretisti. Politiche? Populisti e sovranisti

Gli italiani applicano la regola del doppio forno ed i partiti non lo comprendono. Sui territori sono realisti e moderati (i risultati delle politiche avevano indotto a pensare che questa categoria fosse scomparsa come quella della disputa conservatori/progressisti o liberali/riformisti), a livello nazionale sovranisti e criticoeuropeisti. Si perché alcuno vuole uscire dalla “Comunità”. In occasione delle elezioni politiche, le nuove generazioni, hanno dato una spallata alle tradizionali categorie partitiche della seconda repubblica in alleanza con coloro che: hanno perso il posto di lavoro, hanno dovuto vendersi casa, hanno pagato salati interessi per “prestarsi” denaro e onorare la tassazione nazionale e locale, sono stati strangolati da Equitalia od ha chiuso le proprie aziende. Ecco il voto sovranista ed euro scettico rispetto alle speranze prospettate dai cosiddetti populisti. Nelle amministrative la musica però muta sempre ed il popolo applica la teoria del doppio forno: “rivoluzionari” alle politiche, “concretisti” per i governi dei territori. Regola quindi inversa: si vota chi ben si conosce mutando così l'euroscetticismo in “concrete knowledge” (conoscenza concreta). Il duello ovunque è stato tra uscenti e sfidanti e cioè tra ex conservatori/liberali ed ex progressisti/riformisti senza esser della partita alcun populista pentastellato seppur presente in ogni disputa amministrativa. Il tutto sempre per la teoria meglio una “concrete knowledge” che uno “unknown populist” (sconosciuto populista). Seppur questa valutazione abbia premiato le categorie tradizionali sulle quali è nata la seconda repubblica è ancor più vero che i partiti in sofferenza sono sempre il pd e fi. Il primo per non dire più nulla di sinistra, il secondo in calo in favore di chi sui territori ha invece applicato la “lotta dura”. Se il Pd dovrà tentare il recupero dei propri elettori che alle politiche hanno scelto Grillo, i secondi non dovranno correre il rischio di interpretare “un’opposizione del nazareno” malgrado la prossima chiusura, per gli alti costi, della sede nazionale dei democratici. Se Forza Italia non agevolerà ogni azione governativa della Lega rischierà di spingere Salvini tra le braccia dei “five stars” e disperdere un’alleanza che quando unita riesce, almeno sui territori, a giocarsi la partita. Rigenerare i partiti e tornare alla capacità politica di leggere le “necessità” prima che queste siano avvertite dal popolo per non cedere anche le pubbliche amministrazioni ai pentastellati. Per Minniti i Democratici non hanno capito i cittadini ma forse i cittadini hanno compreso che gli ultimi cinque anni di Governo hanno impoverito le casse pubbliche ed i portafogli privati. Berlusconi mira ad un cambio di rotta con una nuova classe dirigente ma il suo primo impegno dovrebbe esser quello di sberlusconizzare i propri dirigenti. Si Sberlusconizzare coloro che, imborghesitisi, ritengono di esser i “cavalieri” regionali o provinciali. Forza Italia dovrà recuperare non attraverso una mobilitazione social ma con chiare indicazioni in ogni parte d’Italia. Se dal ‘94 a qualche anno fa è risultato vincente il kit dei candidati, indicazioni su abbigliamento, modi e tematiche, oggi sarebbe necessario un kit da “lotta continua”. Non lasciare il movimentismo appannaggio dei grillini e dei leghisti. I forzisti dovranno esser in grado di scendere nelle strade, ed anche bloccarle, in caso di rivendicazioni territoriali e regionali e non limitarsi a comunicati stampa da ancient regime. Deputati e Senatori svolgere azioni rivoluzionarie in nome di quella costituzionale immunità parlamentare che in troppi, da tutte le parti e di tutte le parti, hanno usato per sgattaiolare da azioni che di politico avevan ben poco. Diventare riferimenti reali e non protesi da “perduto potere” o da investitura diretta. Se gli animatori del fu Popolo delle Libertà sapranno così rigenerarsi offriranno anche agli alleati leghisti, e fratelli d’Italia, una speranza di recupero sempre nella certezza che, Salvini e “compagni”, capiscano che il cannibalismo all’interno della propria coalizione servirà soltanto per garantire un futuro ai cinque stelle ed una rigenerazione del centro sinistra.

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