Politica
Elezioni Emilia sondaggi (vietati): cresce la paura nel Pd (e nei 5 Stelle)...
Elezioni Emilia Romagna sondaggi (vietati): le ultimissime impressioni sulle elezioni regionali in Emilia Romagna
Quella che nel Partito Democratico hanno già ribattezzato la "tragedia emiliana" inizia lentamente a diffondersi nella maggioranza, coinvolgendo anche il Movimento 5 Stelle. Se in Calabria, nonostante i sondaggi non si possano diffondere, il Centrosinistra sa che quasi certamente va incontro a una netta sconfitta di Filippo Callipo a favore di Jole Santelli, man mano che si avvicina l'apertura delle urne crescono timore e preoccupazioni per il risultato dell'Emilia Romagna, considerata la vera raccaforte, l'ultimo baluardo da difendere a tutti i costi.
L'impressione al Nazareno è che Stefano Bonaccini sia ancora avanti anche se di pochissimo rispetto a Lucia Borgonzoni ma il problema è che il numero di indecisi a oggi sarebbe ancora molto elevato (qualcuno dice addirittura un quarto degli elettori). "E' come la roulette russa, tutto può accadere", spiega un senatore dem di lungo corso. L'ex presidente del Pd all'epoca di Renzi segretario, Matteo Orfini, parlando con Affaritaliani.it nega eventuali ripercussioni nazionali e sul governo in caso di vittoria della senatrice leghista, "sono elezioni regionali", ma nel governo già ci si interroga su che cosa potrebbe accadere lunedì 27 gennaio.
Anche perché, spiegano fonti parlamentari del partito di Nicola Zingaretti, se i 5 Stelle dovessero fermarsi sotto il 10% sia in Calabria sia in Emilia Romagna, comunque finisca la sfida per il presidente, si dovrà riequilibrare la compagine dell'esecutivo con un dimagrimento dei pentastellati e un aumento del numero di ministri dem. Anche perché se Bonaccini dovesse perdere di 1-2 punti percentuali e il M5S prendere un 7-8% (questi numeri sono solo un'ipotesi) scatterebbe subito l'accusa a Luigi Di Maio di aver favorito la Lega e Matteo Salvini con la scelta della corsa solitaria. Ma, al tempo stesso, la richiesta di ribilanciare i pesi nel governo in base al responso delle urne di domenica non farebbe altro che far crescere il malessere nei 5 Stelle visto che molti senatori e deputati in queste settimane sono usciti proprio per l'alleanza con il Pd e per la presenza giudicata eccessiva di dem nell'esecutivo.
La speranza al Nazareno è che l'affluenza sia alta in quanto significherebbe che c'è stato un effetto Sardine che potrebbe portare voti direttamente a Bonaccini (solo al presidente), riequilibrando così la forza delle liste di Centrodestra. Difficile, invece, che il voto disgiunto sia particolarmente diffuso. Ragionamenti, scenari, previsioni si moltiplicano, poi toccherà agli elettori. Ed è vero che l'Emilia Romagna sta al Pd come New York o la California stanno ai Democratici Usa. Perdere, come ha detto Massimo Cacciari ad Affaritaliani.it, sarebbe una sorta di "caduta di un altro muro".
Le ultime elezioni regionali hanno dimostrato come i colpi di scena sono dietro l'angolo. In Sardegna i sondaggi e gli exit poll davano un testa a testa, alla fine il Centrodestra ha vinto di dieci punti. In Umbria il Pd sembrava sotto di dieci punti alla vigilia, ha perso di venti. La memoria ce l'hanno anche al Nazareno e dietro le dichiarazioni di ottimismo e l'ostentazione di sicurezza, montano ansia e paura.
Anche perché, spiega un deputato dem, se Borgonzoni dovesse prevalere non di poco ma di 5 punti o addirittura di più alla fine verrebbe giù tutto. Terremoto nel partito, crisi dell'asse con il M5S e con Italia Viva di Matteo Renzi. Insomma, data quasi per certa la Calabria, la speranza in Emilia è che l'affluenza arrivi almeno al 50% e che alla fine molti pentastellati si turino il naso (modello Democrazia Cristiana all'epoca del P.C.I.) e votino per Bonaccini. Altrimenti...