Politica

Elezioni, la battaglia delle amministrative si gioca a Roma

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

 

Ci siamo. Domenica e lunedì si vota per le elezioni amministrative (rinnovo dei consigli comunali e dei sindaci) in 1.349 Comuni italiani, tra cui 6 capoluoghi di Regione (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste) e 14 capoluoghi di provincia (Varese, Salerno, Benevento, Caserta, Rimini, Savona, Pordenone, Ravenna, Novara, Cosenza, Grosseto, Carbonia, Latina e Isernia). Si voterà anche per le regionali in Calabria, dopo la morte improvvisa del presidente Iole Santelli, e per le suppletive alla Camera nei collegi uninominali di Siena e Roma. In totale sono chiamati alle urne circa 12 milioni di elettori, ¼ dell’elettorato nazionale. Non è poco. Un banco di prova per nessuno, ma sicuramente un termometro molto utile ad analizzare che aria tira nel Paese. Trascuriamo le Regionali in Calabria dove il risultato pare scontato, considerate le divisioni con cui si presenta il centrosinistra. E concentriamoci anzitutto sulle amministrative.

La legge elettorale è quella dell’elezione diretta del sindaco e del proporzionale con preferenze per il rinnovo dei consigli comunali, con premio di maggioranza al sindaco che al primo turno ottenesse almeno il 50% + 1 dei voti validamente espressi, ovvero, qualora nessuno dei candidati per ciascun Comune raggiungesse il predetto risultato, al candidato che ottenesse più voti al ballottaggio. Il secondo turno si terrà il 17 e 18 ottobre. Il ballottaggio è previsto solo per i Comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti, appena 137 in questa tornata elettorale.

A bocce ferme. Nei capoluoghi di Regione si parte da un 5 a 1 per il centrosinistra, infatti solo Trieste è attualmente amministrata da un sindaco di centrodestra. Sulla carta sembrerebbero ormai segnate le partite di Milano, Bologna e Napoli, dove sono favoriti i candidati espressione del centrosinistra, mentre la partita è apertissima a Roma e a Torino. Trieste e Torino potrebbero rivelare qualche sorpresa per entrambi gli schieramenti.

Perché la coalizione di centrodestra possa dire di aver vinto le elezioni è necessario confermare Trieste, vincere a Torino e – soprattutto – vincere a Roma.