Politica

Fase 2, fondi Ue in vista. E quei politici come i topi col formaggio...

Le nubi sul governo si affollano dopo la recente compatta stagione delle nomine. La prossima potrebbe essere ancora più appetibile. A pensar male...

Di Massimo Nava

L’ultimo sondaggio (La Repubblica, domenica) racconta che l’indice di gradimento di Giuseppe Conte resta piuttosto alto, molto più dei premier che lo hanno preceduto, e più dello stesso Conte 1, con maggioranza pentaleghista. Al secondo posto, sale il presidente della Regione Veneto, Zaia. Scendono il presidente della Regione Lombardia, Fontana, e il leader della Lega, Salvini. I sondaggi, si sa, fotografano un momento, una tendenza, non sono un dato politico definitivo, ma nemmeno trascurabile dopo due mesi di eccezionale emergenza, di limitazioni di libertà personali, di misure di confinamento per forza di cose impopolari, di inevitabile confusione, di evitabili errori e approssimazioni.

E’ probabile che pazienza e autodisciplina non siano infinite, soprattutto se le misure di sostegno economico a tutti i livelli dovessero tardare a tradursi in effettiva liquidità per famiglie e imprese. Ma intanto l’indice di gradimento stabile o in rialzo è un messaggio di fiducia e, sopratutto nel caso della Regione Veneto, di apprezzamento per la gestione dell’epidemia, peraltro unico argomento di riferimento nelle sue diverse variabili : sanità, misure di confinamento, assistenza, rapporto con l’Europa, fondi e aiuti alla ripartenza.

Eppure, proprio in questa fase, il clima politico è tornato variabile tendente al peggio. Le critiche all’operato di Conte si moltiplicano, nell’opposizione, ma anche nella maggioranza.  Renzi ha dato una sorta di ultimatum, subito amplificato dai media, in modo forse un po’ sproporzionato rispetto al peso specifico del suo gruppo. Da più parti già si disegnano nuovi scenari, benchè le possibilità di costruire nuove maggioranze siano abbastanza esigue. E diversi giornali descrivono un governo nella confusione, in attesa di rimpasti e ricambi.

Di solito, un governo dovrebbe subire i contraccolpi delle critiche dell’opinione pubblica, della rabbia e dello scontento popolare: mollare o ricompattarsi. C’è una logica nel rovesciamento della situazione, ossia nel consenso popolare a un governo e a una maggioranza sull’orlo della crisi? Tanto più che il più agguerrito leader dell’opposizione, il più cinico ma anche il più abile ad amplificare lo scontento e a cavalcarlo, è in caduta di consensi?

La prima ipotesi è che gli italiani non vogliano aggiungere problemi a problemi, ovvero una crisi di governo che sarebbe inevitabile anticamera di elezioni anticipate e che complicherebbe ancora di più l’iter dei provvedimenti di emergenza. Meglio l’onesto avvocato pugliese senza partito, il notabile venuto dal nulla, il leader che non ha la stazza di Churchill (e nemmeno il sigaro) e che parla come Forrest Gump, che evoca la Bibbia e dolorose traversate nel deserto del coronavirus.

La seconda è che i sondaggi non tengano conto del profondo disagio economico e sociale di larga parte della popolazione che, vuoi per rassegnazione, vuoi per consapevolezza di mancanza di ricambi, asseconda passivamente la gestione attuale.

La terza è che - nonostante le critiche, la satira sui blog, i talk show agguerriti - lo spazio mediatico è largamente occupato dalla comunicazione del premier e del governo, con poco spazio per le opposizioni e per il dibattito dentro e fuori le istituzioni.

La quarta è un improvviso risveglio di sentimenti filoeuropei. In queste settimane si è visto che l’Europa c’è, che sono in arrivo centinaia di miliardi di aiuti in varie forme, che ci sarà inevitabilmente tolleranza su spese e debito. Se dunque ci sono le carte, è importante decidere chi sarà il mazziere. E se arriva il formaggio, arrivano anche i topi.

Insinuazioni? Forse, ma è curioso che le nubi sul governo si affollino dopo la recente compatta stagione delle nomine di sottogoverno. La prossima potrebbe essere ancora più appetibile. Come diceva Andreotti, a pensar male....