Politica
FI, Tiraboschi: "Non sosterrò Conte, anche se sono critica verso questo Cdx"
Intervista di Affaritaliani.it alla senatrice di Forza Italia Virginia Tiraboschi
È vero che lei sta per lasciare Forza Italia per sostenere il governo Conte?
"Chi mi conosce sa che sono persona tenace, determinata, critica, coerente, leale e libera. Forse queste non sono qualità apprezzate dalla politica tutta, ma il mio carattere non può piegarsi a 56 anni dopo un percorso di vita che mi ha vista sempre con coraggio perseguire le idee e i valori che ho ritrovato prima nell’area socialista e poi nello schieramento di centrodestra che, oggi, necessità di una profonda ristrutturazione. Per questi motivi non posso appoggiare il Governo Conte, anche se resto critica su molte posizioni del centrodestra degli ultimi anni che credo necessitino di una rivisitazione alla luce del nuovo paradigma progressista sul quale vanno transitati riflessioni e toni ancora troppo conservatori, pur nel rispetto delle idee che vanno valorizzate in un percorso culturale evolutivo e vedremo con quale nuova legge elettorale".
Che cosa pensa della crisi aperta da Matteo Renzi?
"Matteo Renzi, politico impaziente e impetuoso, con capacità, ma privo di visione e pieno di ego ha giocato con i tempi, sbagliando. Per onestà devo però dire che ha sollevato- dopo aver giustamente già indebitato l’Italia, per sostenere il tessuto economico sociale-, il vero problema: il Recovery Plan che si sarebbe dovuto perfezionare prima dell’ultima legge di bilancio e che, a differenza della gestione autoritaria della pandemia che tutti abbiamo accettato nei modi, doveva passare attraverso una condivisione con il Parlamento sulle linee guida per poi essere sviluppato nelle linee operative da autorevoli imprenditori e politici dotati di tecnica manageriale utile a calare a terra i modelli di sviluppo e crescita che, nel complesso scenario istituzionale richiedono capacità organizzative, di scelta dei partner privati e dei player pubblici, di utilizzo dei fondi di finanza pubblica e privata e tanto altro ancora".
Che cosa serve oggi all'Italia politicamente ed economicamente?
"L’Italia ha bisogno di un grande salto culturale nel pubblico e nel privato che la proietti definitivamente su un nuovo modello di crescita e sviluppo che non può che essere fortemente discontinuo rispetto a quello che abbiamo trascinato negli ultimi vent’anni. Non è una frase fatta, ripetuta banalmente come sento dire da molti in Parlamento: è piuttosto la convinzione che l’Italia ha perso le sue migliori qualità e capacità e, come sempre, i brutali numeri parlano chiaramente quando dicono che non siamo cresciuti dopo l’ultima crisi finanziaria del 2008 e che già soffrivamo prima. La politica deve guidare questa inversione di rotta, perché ha un preciso dovere verso le future generazioni alle quali dobbiamo restituire ciò che abbiamo loro tolto. Per farlo ci vogliono persone che conoscano non solo l’oratoria politica, che certamente incanta e aiuta il percorso di sintesi di posizioni diverse, ma anche la tecnica manageriale applicata ai processi pubblici che, la burocrazia italiana non rende fluidi e veloci quanto invece dovrebbero essere per spendere bene e in tempi brevi (entro il 2026) le ingenti risorse del Recovery. Insomma, sono preoccupata dall’assenza dei progetti esecutivi che vanno ben oltre i fogli di carta che sono una piacevole lettura del futuro".
Che cosa cambia per l'Italia e l'Europa con Joe Biden alla Casa Bianca?
"Biden alla Casa Bianca riallaccerà i rapporti con l’Europa e cercherà di riprendere una posizione di leadership in Occidente, dove non va trascurata la Germania che svolgerà un ruolo economico e politico importante, visti i rapporti che sta allacciando con Cina e Russia. Ricordo che il 30 dicembre l’UE e la Cina hanno annunciato il CAI, un importante accordo bilaterale per gli investimenti che apre il mercato cinese ai capitali europei. C’erano Francia e Germania in quell’occasione, mancava invece l’Italia e questa assenza fa riflettere".