Israele, Fiamma Nirenstein vittima di Google? Giallo sul no al ruolo di ambasciatore - Affaritaliani.it

Politica

Fiamma Nirenstein vittima di Google?

Giuseppe Vatinno

Il giallo della rinuncia al ruolo di ambasciatrice in Italia con alcuni ricordi personali


Fiamma Nirenstein (1945), doppia cittadinanza (dal 2013), giornalista e scrittrice, è sempre stata una figura sui generis; nata a Firenze da una famiglia ebraica alla fine della guerra ha iniziato la sua carriera di giornalista a sinistra collaborando con Paese Sera e Panorama, L'Espresso e L'Europeo.
Nel tempo la sua fede politica è slittata progressivamente su posizioni di destra, pur inserite nel filone liberal, e quindi eccola scrivere per Il Giornale e L'Occidentale.
Dal 1993 al 1994, per un solo anno, è stata direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Gerusalemme e nel 2008 è stata eletta alla Camera con il Popolo della Libertà ricoprendo l'importante ruolo di vicepresidente della Commissione Affari Esteri.
Dunque la Nirenstein ha percorso una evidente traiettoria culturale, del resto comune anche a molti altri intellettuali, che l'ha portata da iniziali posizioni di sinistra, anche vicine all'extraparlamentarismo contestatario degli anni '60 per giungere, progressivamente in quell'operazione di "pompierizzazione" così comune all'umano agire, a rive opposte.
Grande amica di Berlusconi, ma con ancora buoni contatti a sinistra, è assurta agli onori (e agli oneri) della cronaca per la sua recentissima rinuncia (motivata ufficialmente  per cause personali) al ruolo di ambasciatrice di Israele in Italia (al posto di Naor Gilon in scadenza), nomina decisa dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, capo del partito nazionalista di centro - destra del Likud, nove  mesi fa.
Questi, come si suol dire, i fatti.
Veniamo ora alla interpretazione.
Cosa è successo realmente?
Come può una attivista di Israele, fondatrice di "Amici di Israele", rinunciare ad un incarico così importante e così prestigioso?
Le possibili spiegazioni, al momento, sono tre.
La prima è una campagna di stampa a lei ostile condotta dal quotidiano israeliano Haaretz, che ha "scoperto" (tramite il giornalista Barak Ravid) un articolo della Nirenstein giornalista  del 1996 in cui la moglie dell'attuale premier, Sara Netanyahu, veniva definita poco diplomaticamente "Un mostro di first Lady". Dunque un regolamento di conti tra donne.
Una spiegazione di questo tipo ha una sua validità nella nostra società ultramediatica anche se pare strano che Netanyahu (e soprattutto la moglie) non si sia fatta una googlata per vedere se la sua protetta aveva in passato espresso pareri acidi, come del resto è nel suo carattere.
Accanto a questa spiegazione mediatica ve ne è però un'altra, politica, che ha forse ha più consistenza.Sembra che il premier Renzi (Palazzo Chigi ha però smentito), ma soprattutto i ministri della Difesa e degli Esteri, non gradiscano molto la nomina della Nirenstein.
A supporto di questa tesi il "conflitto di interessi" tra una ex parlamentare italiana del PdL che conosce segreti di Stato e il cui figlio lavora per l' intelligence.
La terza ipotesi  è dovuta al fatto che Fiamma non gode di buoni rapporti con la comunità ebraica e specificatamente con il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, infatti le polemiche erano iniziate subito dopo l'intenzione espressa da Netanyahu ormai quasi un anno fa.
A questo punto non posso esimermi da raccontare anche un fatto di cui sono stato protagonista.
Nel novembre 2012, andai in Israele con un gruppo di parlamentari, per un breve viaggio a Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv.
In quel periodo ci fu una recrudescenza delle ostilità tra Israele e i Palestinesi e la Nirenstein agì con Netanyahu in modo da far credere che tutto il gruppo di parlamentari italiani (con noi era anche Simona Vicari, attuale sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture) "parteggiasse" per Israele. La cosa arrivò addirittura al punto di voler far prendere una posizione ufficiale, tramite comunicato stampa, in tal senso.Fu allora che io, coinvolgendo qualche altro parlamentare del Pd ma anche della Lega, proposi di mettere ai voti la cosa e così in una strana assemblea nel deserto del Negev si decise per una più cauta e saggia "neutralità", pur riconoscendo il valore della democrazia di Israele in un'area così complessa.
Parimenti mi ricordo di una dotta conversazione che ebbi con lei presso il Muro del Pianto sui Vangeli e le Bibbie apocrife, in cui dimostrò una profonda conoscenza culturale.
Per tornare però sul carattere spinoso della Nirenstein ricordo anche un memorabile litigio tra lei e la moglie dell'allora Presidente del Senato, Renato Schifani, la signora Franca (che devo dire non rispose, elegantemente, alle corpose "esternazioni" della prima) durante una cena presso l'abitazione privata dei Pacifici (il figlio Riccardo è stato rabbino capo di Roma) a Gerusalemme.
L'impressione che ne ebbi personalmente fu quella di una grande amicizia e confidenza (lo chiamava al telefono "Bibi") tra la Nirenstein e Netanyahu che cercava di concretizzarsi in una precisa azione politica.