Politica
Dazi, FdI: "Nessuna timidezza, Meloni da Trump aiuterà il negoziato. Gli Usa vogliono un fronte anti-Cina"
Intervista al capo-delegazione al Parlamento Ue Carlo Fidanza

Carlo Fidanza

Carlo Fidanza
"Fa bene il nostro governo a predisporre alcune misure, ma poi bisognerà intervenire a livello europeo"
Carlo Fidanza, capo-delegazione di Fratelli d'Italia a Bruxelles, invita alla calma. Lo ha fatto dal Vinitaly di Verona, dove ha organizzato un evento del gruppo ECR sul futuro del vino in Europa. Eppure, Fidanza, il mondo del vino è uno dei più agitati per i dazi imposti da Donald Trump... “L’Italia negli Usa detiene una quota di import del 36%, seconda soltanto alla Francia; gran parte dei nostri vini sono difficilmente sostituibili così come insostituibile é il mercato Usa per il vino italiano. L’Italia ha evitato che l’Ue inserisse whiskey e bourbon americani nella lista dei prodotti colpiti da contro-dazi Ue, proprio per evitare ulteriori dazi sui nostri vini. Lavoriamo per la de-escalation e per favorire un clima in cui i dazi vengano riassorbiti lungo la catena, distribuendone il costo tra importatori, distributori e venditori. Ma intanto dobbiamo anche evitare danni peggiori e permanenti, come quelli che deriverebbero dalla criminalizzazione del vino con le etichette allarmistiche”, dichiara Fidanza intervistato da Affaritaliani.it.
Qualcuno dirà che sono risposte troppo timide, che Meloni non vuole disturbare il suo amico Trump: “Non accettiamo lezioni dalla sinistra sulla tutela dell’interesse nazionale. Meloni ha detto chiaramente che giudica i dazi aggiuntivi americani una scelta sbagliata, ha immediatamente convocato i ministri interessati e le categorie produttive, perché la priorità assoluta è difendere le nostre imprese. Nel frattempo sosteniamo l’azione del Commissario Ue Sefcovic, di cui apprezziamo le doti negoziali e l’approccio pragmatico. E la prossima missione della nostra premier alla Casa Bianca potrà certamente aiutare a costruire un percorso negoziale. Perché una cosa è chiara: siamo soltanto all’inizio della partita”.
In che senso? “Continuo a pensare che si stia sottovalutando la portata geopolitica della partita. Trump vuole sapere da noi europei se siamo disposti a pagare di più per la nostra difesa - e qualche passo in questa direzione la stiamo facendo - e se siamo disponibili a costruire con lui un ‘fronte anti-cinese’ invece di continuare a fare favori a Pechino. I dazi sono sì uno strumento per riequilibrare la bilancia commerciale americana ma sono anche uno strumento di pressione politica. Dobbiamo rispondere ai dazi? Si, ma dobbiamo rispondere soprattutto a queste due domande”.
Quindi niente panico, nonostante i crolli delle borse mondiali? “Il panico alimenta l’incertezza che favorisce le forti speculazioni di questi giorni. Reagire con razionalità non significa moderazione o titubanza; ma dobbiamo reagire con gli strumenti più efficaci, evitando di causare ulteriori danni alle nostre imprese, come ha ben detto - per una volta - la presidente della Bce Lagarde. Con buona pace della sinistra, la linea del buon senso di Meloni è diventata quella di tutti, così come l’idea di arrivare a un’area di commercio a dazio zero tra Usa e Ue sulle produzioni industriali”.
Quindi respinge la lettura di un governo impreparato alla tempesta... “Chi lo dice sa di mentire. Per settimane hanno accusato Meloni di voler trattare da sola con Trump, ciò non è avvenuto e ci siamo affidati ai negoziati europei. Seguendo il sillogismo di Schlein e Conte, delle due l’una: o Meloni avrebbe fatto meglio a trattare da sola, oppure quella impreparata é stata l’Europa. Io penso siano sbagliate tutte queste letture. I trattati dicono che la competenza è europea e noi li rispettiamo, anzi lavoriamo per aiutare l’Ue a trattare al meglio, tenendo conto degli interessi italiani”.
C’è chi evoca Sanchez che ha già stanziato 14 miliardi per le imprese spagnole. “É pura propaganda. Nessuno oggi può sapere con esattezza l’impatto complessivo di questi dazi, sia perché la partita non è finita sia perché tutto il mondo ne è colpito e bisognerà capire come si assesteranno i mercati. Fa bene il nostro governo a predisporre alcune misure, ma poi bisognerà intervenire a livello europeo. In primo luogo eliminando tutti quei ‘dazi interni’ che ci siamo auto-imposti, a partire dalle norme green contro industria e agricoltura, e magari rivedendo il patto di stabilità per consentire investimenti a sostegno delle filiere più colpite. Adesso o mai più!”.
Almeno su questo la maggioranza sembra unita, mentre continua la polemica tra Lega e Forza Italia sul possibile ritorno di Matteo Salvini al Viminale al posto di Piantedosi. “Non siamo una caserma ed è legittimo discutere di tutto, noi di FdI non vogliamo entrare in questo dibattito. Mi limito ad osservare che quella di Piantedosi fu una scelta concordata tra Meloni e Salvini, che vedeva in Piantedosi - suo ex capo di gabinetto - un nome di assoluta garanzia. Piantedosi sta lavorando bene, così come bene sta facendo Salvini ai Trasporti, e non vedo motivi per modificare questo assetto”.
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