Politica

Fini si rifà sotto con la Meloni. “A Gianfra’, che te serve?”

Di Giuseppe Vatinno

Fini: “Il piano Mattei può essere una soluzione concreta” e poi ancora: “All’Europa adesso serve un modello italiano”

Fini ebbe un ruolo rilevante su un presunto “golpe” ordito con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro Silvio Berlusconi

 

 

 

Gianfranco Fini si rifà sotto e in una intervista a Luca Telese soccorre la Meloni dicendo:

“Il piano Mattei può essere una soluzione concreta” e poi ancora: “All’Europa adesso serve un modello italiano”.

Dunque l’ex leader di Alleanza Nazionale è intervenuto su un tema ben specifico, quello dei migranti, dove lui ci ha fatto anche una legge, la “Bossi – Fini”, ritenuta superata dallo stesso autore.

Ma il tema della migrazione e del fatto che i migranti debbano essere aiutati nei loro Paesi di origine, come diceva Mattei per l’Energia, non è certo il vero bersaglio del suo eloquio.

Si tratta piuttosto di un pretesto che l’autore della svolta di Fiuggi ha utilizzato per parlare con la leader di Fratelli d’Italia, accendendo un faro su di sé.

E non è certo la prima volta.

Già subito le elezioni vinte lo scorso anno Fini disse che aveva votato per la Meloni ma fu accolto da un gelo cosmico quasi avesse profanato un tempio che è poi quello del suo passato.

Fratelli d’Italia è infatti nato proprio dalla crisi di Alleanza Nazionale e del Partito della Libertà.

Fini aveva sdoganato Berlusconi e la destra “fascista” con l’idea lungimirante che dopo la caduta del Muro di Berlino si andasse verso un bipolarismo e forse un successivo bipartitismo sul modello Usa e quindi fece il gran passo di costruire una destra moderna italiana che prendesse le distanze dal fascismo. L’operazione riuscì così bene che per eccesso di zelo Fini venne visto dai suoi elettori come un traditore e quindi passato per le armi, naturalmente elettorali.

Poi, secondo alcune ricostruzioni, Fini ebbe un ruolo rilevante su un presunto “golpe” ordito con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per eliminare istituzionalmente prima e politicamente poi Silvio Berlusconi dalla politica italiana.

La vicenda ebbe inizio il 22 aprile del 2010, quando Gianfranco Fini pronunciò il famoso “Che fai, mi cacci?” rivolto a Silvio Berlusconi, che determinò una crisi nel Popolo della Libertà che poco tempo dopo diede luogo alla scissione di Fini stesso e dei parlamentari a lui fedeli che costituirono addirittura un gruppo, Futuro e Libertà (con 34 deputati e 10 senatori), che poi avrebbe costituito il “Terzo Polo” con Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini. La ricostruzione si basa su un parlamentare finiano, Amedeo Laboccetta, che allora era il braccio destro di Fini. La vicenda è narrata nel suo libro del 2015 “Almirante, Berlusconi, Fini, Tremonti, Napolitano. La vita è un incontro”. Si legge: "Berlusconi va politicamente eliminato. E Napolitano è della partita. Il presidente della Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l’operazione". Queste le parole che Fini gli avrebbe rivolto proprio dopo quella famosa direzione nazionale del PdL. Per dare forza a quanto stava riferendo, il leader di Alleanza Nazionale avrebbe chiamato in vivavoce proprio il Presidente della Repubblica Napolitano. C’è da dire che Fini ha dichiarato che la ricostruzione è falsa e tendenziosa ma resta il fatto che l’idea che si è fatta l’opinione pubblica è che sia vera o che contenga comunque grossi elementi di verità. Ma perché Fini ogni tanto torna a farsi sentire dalla Meloni? Ai tempi di Giulio Andreotti girava la frase “A Fra’, che te serve?” che secondo la vulgata l’imprenditore romano Gaetano Caltagirone rivolgeva a Franco Evangelisti –braccio destro di Andreotti- all’inizio di ogni telefonata. E quindi la Meloni potrebbe rispondere: “A Gianfra’, che te serve?”. Forse Fini vuole un piccolo strapuntino ministeriale? Oppure la guida di qualche Ente? Oppure è veramente preoccupato per la situazione internazionale e vuole dare una mano, peraltro non richiesta, al governo?