Politica
Cinque Stelle a Roma: finita la kermesse

Grillo attacca il Colle, "troppi poteri"
Giornata di chiusura, nella calura estiva romana, della kermesse (la quinta) di Italia a Cinque Stelle con finale con i big.
Il Circo Massimo, alle spalle del Campidoglio, si presentava pieno per un terzo nell’area appositamente transennata.
Per i giornalisti una postazione assai scomoda su un montarozzo con audio quasi incomprensibile.
Il primo big a parlare è stato Luigi Di Maio che si vedeva che si sentiva a casa propria.
Ha ribadito i successi del Movimento, soprattutto al precedente incontro del 2014 quando era ancora opposizione.
Rivendicazione dei diritti sociali e della dignità del lavoro, con un accento peronista sui “sentimenti più forti della razionalità”.
Il vicepresidente del Consiglio ha calcato i toni contro l’Europa delle banche, “meno banche meno indici più sentimento” e comunica che nel 2019 ci sarà una legge per il referendum propositivo senza quorum (attualmente c’è solo l’abrogativo con quorum), la massima espressione della democrazia diretta.
“Finalmente” -ha detto Di Maio- “potrete proporre voi le leggi e gli onorevoli se non vorranno essere inutili magari le faranno loro prima le leggi che voi volete, senza farvi neppure perdere tempo a raccogliere le firme”.
Ribadito il rispetto per la Lega e per Salvini (diversi i fischi dal pubblico presente quando è stato pronunciato il nome del ministro dell’Interno).
Poi una affermazione netta e perentoria per rassicurare i mercati: “Non usciremo mai dall’euro”.
Elogio finale per Gianroberto Casaleggio “uno dei due miei maestri” dice Di Maio- “l’altro parlerà fra poco”.
Il discorso del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato pulito e preciso; ha rivendicato quanto è stato fatto e quanto ancora c’è da fare come “da programma”. Ha raccontato il suo turbamento da professore universitario che era stato chiamato dalla politica, ricordando che lui i Cinque Stelle li aveva in realtà già conosciuti cinque anni prima, quando li ha rappresentati nel “Csm” contabile.
Poi sulla durata del governo: “Le opposizioni si mettano l’anima in pace: dureremo cinque anni”.
Ed infine ha palato lui, l’ospite più atteso, il fondatore del Movimento Cinque Stelle e cioè Beppe Grillo che si è portato sul palco la famosa “manina” che ha modificato il decreto del governo… Preceduto e chiuso da una sua esibizione canora Grillo ha parlato a lungo, facendo in realtà più un pezzo del suo spettacolo che un discorso politico vero e proprio. I temi sono sempre quelli dell’iperprogresso tecnologico misto all’interesse per l’ambiente, toni apocalittici sui cambiamenti in corso, il mito di Gaia il pianeta interconnesso a Internet.
Veemente l’attacco ai poteri del presidente della Repubblica “che dovremmo limitare”, come l’abolizione del reato di vilipendio. Poi continua: “Non è possibile che il Capo dello Stato sia Presidente del Csm e delle Forze Armate”. Occorre dire che, in serata, fonti di Palazzo Chigi hanno detto che non c’è traccia nel programma di limitare o rivedere i poteri del Colle.
Poi il comico genovese ha attaccato anche la Chiesa che produce problemi invece di risolverli.
Grillo riesce però anche a fare ironia anche sui suoi. Di Giuseppe Conte dice che fino a poco fa era un oscuro professorino universitario che ha incontrato Donald Trump ed ora dice che “vuole cambiare il mondo”. Di Matteo Salvini dice che lo ha visto una sola volta, prima del governo giallo-verde, dopo uno spettacolo e che timidamente gli fece salutare al telefono la mamma a cui Grillo disse “Signora, perché quella volta non ha preso la pillola?”. Insomma, battute salaci e un po’ cattivelle sull’alleato di governo di cui però, poi, ha elogiato la “lealtà”.
E poi dice di Macron: “Un bambino violentato da un’anziana”.
Ma anche Luigi Di Maio non è affatto risparmiato: Grillo lo prende in giro per le auto blu e dice che lo vorrebbe vedere a toso nudo.
Insomma, il messaggio che giunge oggi dal Circo Massimo a Roma è modulato su tre polarità: quella “buonista e propositiva” di Di Maio, quella di una di sfida consapevole di Conte e quella minacciosa di Grillo.
Della Lega e di Salvini, invece, al di là delle battute di Grillo, non si è parlato.