Politica
Taglio dell'Irpef o rottamazione? FdI "divertita" dalla lite FI-Lega. Ci sarà un compromesso: ecco quale
I meloniani scaricano su Giorgetti, tanto al Mef hanno Leo
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Alla fine il compromesso secondo FdI potrebbe in primavera il taglio dell'aliquota Irpef di due punti, magari fino a 50 o 55mila euro e non 60mila che chiedono gli azzurri e una rottamazione-mini
Lasciare che Forza Italia e Lega si scannino quotidianamente a colpi di dichiarazioni sempre più roboanti, assistendo a questo "spettacolo" quasi divertiti. E' la linea di Palazzo Chigi, e quindi della premier Giorgia Meloni e del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, sulla querelle fiscale tra azzurri e Carroccio se fare prima il taglio dell'Irpef al ceto medio o la rottamazione lunga in dieci anni a 129 rate delle cartelle.
La linea ufficiale di Fratelli d'Italia è sempre la stessa: vediamo quante risorse ci sono e a dircelo deve essere il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti, leghista moderato e quasi 'draghiano'. Tajani parla di priorità per la riduzione delle tasse che secondo i calcoli di Forza Italia porterebbe quasi 1.500 euro netti all'anno in più a chi guadagna 2.000 euro circa al mese.
Per la Lega invece sono "mancette" e l'obiettivo è "liberare" gli italiani dal numero infinito di cartelle evitando così il default di molte piccole imprese e partite, che non hanno evaso ma non hanno potuto pagare regolarmente il dovuto all'erario. FdI è certamente d'accordo sul taglio di due punti dell'Irpef fino a 60mila euro, impegno preso a fine 2024 con la Legge di Bilancio, e non è contro la rottamazione quinquies.
Ma nel partito della presidente del Consiglio fanno notare a microfono spento che se sulle tasse al ceto non dovrebbero esserci problemi, sulle cartelle - malgrado la Lega annunci che Giorgetti ci stia lavorando e abbia preso a cuore la vicenda - invece la proposta leghista viene definita "irrealizzabile". Troppo onerose le coperture e troppo poche le risorse, considerando il rallentamento economico di tutta l'Europa, Germania in testa, e il pericolo delle conseguenze dei dazi Usa.
Quindi, tirando le somme, alla fine il compromesso secondo FdI potrebbe in primavera il taglio dell'aliquota Irpef di due punti, magari fino a 50 o 55mila euro e non 60mila che chiedono gli azzurri e una rottamazione-mini per accontentare la Lega alla luce della battaglia rilanciata quasi quotidianamente dal Carroccio.
Per FdI Salvini sa che le risorse non ci sono per quel tipo di intervento così ampio e di quella portata ma alza il tiro per ottenere comunque qualcosa e dare un segnale al suo elettorato, soprattutto al Nord, di partite Iva e micro-imprese. E la cosa "divertente" per Fratelli d'Italia è che toccherà proprio al suo Giorgetti gelare le aspettative del suo segretario. Per questo FdI tace, assiste allo scontro tra gli altri due partiti del Centrodestra e attende che il Mef faccia chiarezza. Ma al Mef c'è anche Maurizio Leo, vice-ministro, e a Palazzo Chigi sanno già come andrà a finire.
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