Politica
Furbetti dello scontrino, lo strano caso di Massimiliano Tonelli che li difende: "Il cliente ha quasi sempre torto"
Furbetti dello scontrino, i "trucchetti" degli esercenti per gonfiare i prezzi
Furbetti dello scontrino, i diversi casi di scontrini “stellari”
Una delle conseguenze dello sviluppo dei social è stato quello che i consumatori possono ora mettere dei giudizi in appositi siti on-line. Un nome per tutti è quello di Tripadvisor che è in po’ la “Bibbia” di questo genere di possibilità. Nel contempo i gestori di attività commerciali hanno capito che “qualcosa è cambiato”, per citare il titolo di un famoso film. Rispetto al passato non si possono più fare impunemente angherie al cliente che ora ha a sua disposizione strumenti formidabili per rendere pubblico quello che è successo, compresa la possibilità di postare le fotografie degli scontrini. In questa estate ci sono stati diversi casi di scontrini “stellari” che destano meraviglia per la loro creatività al fine di spillare soldi al cliente.
Furbetti dello scontrino, i “trucchetti” utilizzati dagli esercenti per gonfiare i prezzi
A destare indignazione sono i “trucchetti” utilizzati dagli esercenti per gonfiare i prezzi. Ad esempio per due cucchiaini per assaggiare un dolce vengono caricati 1,50 euro in più, come è successo ad Alba in Piemonte.
Mentre a Palermo sono stati caricati 20 euro in più per tagliare la torta di compleanno, poi c’è un’altra “moda” e cioè quella di far pagare pure l’acqua dei caffè, anche 70 centesimi con la scusa che l’acqua è filtrata. Peccato che l’avventore avesse chiesto normale acqua del rubinetto. Ad Albenga (Savona) invece la richiesta di cuocere la pizza al “punto giusto” è costata al malcapitato due euro. I desideri proibiti si pagano.
Una osteria di Finale Ligure ha caricato un costo aggiuntivo di 2 euro per un piattino di assaggio per la pasta.
Ma il capostipite di tutto, la “madre di tutte le indignazioni”, è il mitico scontrino che riporta 2 euro in più con la dizione “diviso a metà” -si trattava di toast- rifilato a un consumatore sul lago di Como. Lo scontrino è divenuto subito virale e si è guadagnato un posto nella Hall of Fame della indignazione. Le difese degli esercenti sono spesso fantasiose e sono testimonianze dell’italica arte del perculamento con la tecnica del “cornuto e mazziato”. Si va dalla necessità di un generico aumento dei prezzi dovuto a calamità come il Covid, la guerra, la siccità, le cavallette, le invasioni barbariche, a forme più raffinate di giustificazione come l’energia cinetica consumata dalla mano del gestore per impugnare il coltello e segare il toast, come nel caso esilarante di Como.
Lo strano caso di Massimiliano Tonelli che li difende:” Il cliente ha quasi sempre torto”
C’è da capirli, povere stellazze, con questo caldo se ne vanno Gigawattora di fatica manuale. Naturalmente sui social ormai è una gara di tiro al piccione a chi posta l’angheria più clamorosa. Ma la cosa incredibile è che c’è pure qualcuno che difende questo modo di fare. Ad esempio Massimiliano Tonelli, attuale direttore editoriale di CiboToday (del gruppo Citynews) e precedentemente del notissimo Gambero Rosso, che ha anche curato i rapporti annuali di Symbola dell’ambientalista ed ex deputato del Pd Ermete Realacci. Qualche tempo fa –come riporta Repubblica- assurse agli onori della cronaca per una uscita infelice come direttore di Artribune: “Una mostra piena di quadri di negri”, poi si scusò. Tonelli, dalla tolda di CiboToday, spara ad alzo zero contro i consumatori e difende a spada tratta gli esercenti. Riporta le scuse dei gestori insieme a giudizi sprezzati sui perfidi clienti con gli occhi iniettati di sangue.
Così parte l’intemerata: “Hanno ragione (gli esercenti, ndr). Il punto è che avere ragione non conta nulla in questo specifico momento storico. Il mondo, là fuori, non sente ragioni. Il mondo ha la bava alla bocca e sente semmai l’odore del sangue. Influencer senza scrupoli; giornalisti senza scrupoli; testate senza scrupoli non ci pensano due volte a mettere alla gogna il ristoratore di turno”. La domanda naturale è: il critico era appena uscito da un film di Quentin Tarantino? Il critico parla di bullizzazione dei ristoratori perché i clienti –giustamente-si lamentano e inoltre se la prende come al solito coi “giornalisti” (lui non risulta iscritto all’Ordine pur scrivendo) rei di difenderli. Tonelli però è come il ciclone Nerone e si gasa aumentando di potenza nello scrivere e ad un certo punto esplode perdendo il controllo ed arriva a consigliare: “I ristoratori si facciano furbi e comunichino meglio”.
E così arriva la perla: “E allora non li facciamo partire, facciamoci furbi (come se non lo fossero già abbastanza, ndr), attuiamo un po’ di strategia, blocchiamo a monte la valanga di commenti, la meschinità miserabile delle recensioni negative che per un errore (talvolta appunto neppure un errore) devastano la reputazione di aziende attive da decenni…Lo sappiamo tutti che il cliente lungi dall’aver sempre ragione ha quasi sempre torto”. E poi i consigli finali per nuovi trucchetti per fregare meglio i clienti: “Agiamo sul coperto; imponiamo consumazioni minime per evitarci la circostanza della famiglia di tre persone che ordina due piatti in tutto; se necessario spalmiamo i costi dei servizi su altre voci; sfruttiamo le meraviglie del digitale per prenotazioni e pagamenti per mettersi al riparo da brutte sorprese. Ma evitiamo di scrivere sulle ricevute la verità in buona fede, come è successo in questi casi, perché non è il tempo della buona fede, non è il tempo in cui avere ragione. Avere ragione non basta per mettersi al riparo. Non basta più”.
C’è da rimanere allibiti. E pensare che il trampolino di lancio di Tonelli fu nientepopodimeno che il blog “Romafaschifo” di cui fu il cofondatore, il sito dove si mette alla gogna le inefficienze e le fregature che colpiscono i romani ma soprattutto i turisti le cui lamentele –guarda caso- riguardano spesso l’essere stati spennati dagli esercenti.