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Politica

Mancini, nel fatal ‘93, fu plebiscitato Sindaco di Cosenza, rieletto nel 1997 e morì, da primo cittadino, l’8 aprile del 2002


Nell’afoso luglio romano del 1976, in un albergone sulla via Aurelia, il Midas Palace, si riunì il comitato centrale del Psi, dopo che alle elezioni politiche il partito, guidato da De Martino, aveva fatto registrare il 9,6%, il punto più basso della sua storia.

Giacomo Mancini (oggi ricorre il ventesimo anniversario della scomparsa), ai compagni e amici, che spingevano per il suo ritorno al vertice, 4 anni dopo l’amara sostituzione, a Genova (resa possibile, secondo l’allora senatore, Paolo Guzzanti, anche dal sostegno degli spioni sovietici), rispose picche, spiegando che, per rilanciarsi, il partito avrebbe dovuto rinnovarsi. Nella linea politica, ma anche nel gruppo dirigente. 

Molti osservatori sono ancora convinti che l’ex segretario sostenne la candidatura di Craxi perché certo di poterlo influenzare. “Qualche imbecille-rispose al giornalista Matteo Cosenza, che lo intervistò per il libro Mancini, un socialista inquieto-ha fatto circolare questa versione dei fatti. Cose così, in vita mia, non le ho concepite, nè fatte mai”. E aggiunse di aver fatto il nome di Craxi, alla fine della riunione della direzione, convocata per ratificare le dimissioni di De Martino. Avvicinandosi a Bettino, l’ex ministro calabrese gli disse : “Questo può essere il tuo momento”. 

E il direttore dell’“Avanti!”, Franco Gerardi, allora manciniano, ricordò così la decisiva riunione della corrente al Midas: ”Giacomo sapeva di avere i voti decisivi per l’elezione del nuovo leader. Ma, non volendo parlare contro De Martino, aprì la riunione, dando la parola a me, conoscendo la mia simpatia per Craxi. Io-continuò Gerardi-dissi : voi tutti sapete che considero De Martino il peggior segretario, che il Psi abbia mai avuto. Enrico Manca ? Sarebbe un De Martino peggiorato per i suoi difetti. Giolitti è rimasto imbalsamato nel ghiaccio, che l’ha avvolto, quando ha annunciato il suo addio al PCI. Non resta che sperare in Craxi. Mancini non aprì bocca e la riunione finì lì”. Ma i rapporti tra Bettino e Giacomo, due leader con caratteri forti, risoluti e introversi (disegnati da Giorgio Forattini nella famosa vignetta in cui un Mancini ostetrico estrae un piccolo Bettino dall’utero di Nenni)presto si guastarono. Il segretario lavorò per emarginare il suo sponsor, ancora apprezzato nel Psi e fuori, arrivando a togliergli, alle elezioni del 1983, il numero 1 della lista del Psi alla Camera, in Calabria.  Ma Giacomo distanziò di migliaia di voti il capolista, il ministro craxiano Casalinuovo.

Fu uno dei tanti errori del segretario che, da giovane deputato timido, cordiale, spesso ospite a pranzo a casa di Mancini, si trasformò in un despota prepotente (qualcuno lo definì ”Bokassa”), circondato solo da leaderini, usi ad obbedir, tacendo sulle tante magagne, nella direzione centrale, sui difetti e sulle prepotenze dei ras locali. Tutto ciò, insieme alle inchieste giudiziarie, provocarono, nel drammatico 1993, la fine di Craxi, che morì ad Hammamet nel 2000, e del centenario Psi….

Invece Mancini, nel fatal ‘93, fu plebiscitato Sindaco di Cosenza, rieletto nel 1997 e morì, da primo cittadino, l’8 aprile del 2002 : l’incarico, che il suo amico, Francesco Cossiga, definì “il più utile e onorevole di tutti gli uffici importanti, che Giacomo, un genio della concretezza, ricoprì, in modo esemplare”. 

 

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