Politica

Mediaset, Striscia la notizia indipendente? A questa favola non crede nessuno

Di Giuseppe Vatinno

Estrema irritazione della premier. Il paragone con Fini. Ma Striscia La Notizia non ci sta e replica: "Ecco perché la ricostruzione è imprecisa"

Ricci indipendete da Mediaset? Tesi non credibile

 

Ieri il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, cioè Giorgia Meloni, ha criticato Striscia la Notizia per la trasmissione dei fuori onda accostandoli al “caso Tulliani”.

Per chi non lo ricordasse si tratta di una vicenda che vide protagonista l’allora Presidente della Camera Gianfranco Fini.

Il prodromo è nell’aprile del 2010 quando, durante una direzione nazionale del partito in un clima assai teso, Berlusconi chiese a Fini di lasciare la sua alta carica istituzionale e Fini rispose con l’ormai famoso: “Altrimenti che fai? Mi cacci?”, ed in effetti così fu.

Nel luglio 2010 il Giornale, che allora era pienamente sotto il controllo societario di Berlusconi, iniziò una violenta campagna contro Fini sostenendo che avesse venduto un appartamento a Montecarlo a Giancarlo Tulliani, fratello della sua compagna Elisabetta.

Il Giornale, diretto da Marco Chiocci (ora dirige il Tg1), raccontò la vicenda di questo piccolo ma grazioso appartamento monegasco lascito della contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale e che fu poi acquistato da una società immobiliare offshore. Secondo Il Giornale l’appartamento era abitato dal fratello Giancarlo Tulliani.

L’accusa fu che Fini avesse girato l’appartamento al cognato e per di più a prezzo scontato di 300.000 euro.

L’inchiesta diventò subito virale nel mondo e tutti ne parlarono. La Procura di Roma aprì una indagine che poi venne archiviata, sebbene il prezzo fosse risultato in effetti basso. Tuttavia, successivamente, si ebbe un nuovo sviluppo della vicenda e ancora adesso Fini è sotto processo insieme alla moglie, al cognato e al suocero.

Lo scorso marzo Fini ha dichiarato di esser estato ingannato dalla famiglia Tulliani e da altri.

Ma a parte la vicenda, particolarmente intricata, occorre dire che l’inchiesta giornalistica fu assai aggressiva e per questo Foti ha richiamato l’analogia su quanto successo con il caso Giambruno.

Anche allora c’era un esponente di un altro partito della coalizione di centro-destra al governo, Gianfranco Fini, e come allora c’era un media di proprietà della famiglia Berlusconi, Striscia la Notizia.

La vicenda del “metodo Boffo” è invece diversa perché allora il Giornale, diretto da Vittorio Feltri, attaccò incessantemente il direttore dell’Avvenire, su una presunta omosessualità dello stesso.

Dino Boffo -che era in prima linea nella critica a Berlusconi- si dimise da Avvenire e le accuse risultarono false.

Resta il fatto che Striscia la Notizia, in questa vicenda, ha avuto un ruolo devastante e non ce la si può cavare semplicemente dicendo che Antonio Ricci “è una Repubblica indipendente di Mediaset” e che “i vertici di Forza Italia non sapessero nulla”, perché non solo non è plausibile ma ormai pochi ci credono, tranne il senatore Maurizio Gasparri.

E il fatto che Ricci si vanti di “aver fatto una buona pesca estiva” e di aver poi messo tutto in frigorifero deve aver fatto accapponare la pelle alla Meloni, non per il freddo, ma per la modalità di utilizzo ad “orologeria” di certo materiale che si pensa assai “peggiore” di quello già trasmesso.

L’uscita di Foti, solitamente uomo molto composto, riflette l’estrema irritazione della premier per lo schiaffone ricevuto e Giorgia non è donna da tenersi le cose dentro molto a lungo ed infatti già la “vendetta” contro Forza Italia è iniziata sul piano istituzionale, dove tra l’altro, non c’è partita dati i numeri.

Da notare come, nel frattempo, quasi in sincrono, Fini abbia fatto pubblico endorsement verso la Meloni per la sua vicenda, dicendo che da ora tutte le donne sono più forti.

Riceviamo a pubblichiamo la replica di Striscia La Notizia:  "Ci sembra opportuno precisare alcuni dettagli dell’affaire Fini-Tulliani-Gaucci perché la vostra ricostruzione della vicenda purtroppo non è corretta. A “svelare” il caso non fu Striscia la notizia, ma quattro giorni prima la Repubblica con un articolo di Filippo Ceccarelli. La cosa più clamorosa è che il video incriminato, prima che lo mandasse in onda Striscia una sola volta - e che quindi non fu mai un tormentone -, era già stato pubblicato sia dal sito di Repubblica che da quello del Corriere. In televisione, un’ora prima, era stato trasmesso da Blob. Questa vicenda, e la sua strumentalizzazione da parte di Fini, è stata ampiamente raccontata da Antonio Ricci nel libro Me Tapiro (Mondadori, 2017)".