Politica
Gladio, il comandante "con Mirko Crocoli stiamo progettando il vol.2"
Nuovo volume dopo 'Nome in codice Gladio'
Il Generale Paolo Inzerilli, già Capo di Stato Maggiore del Sismi (servizio segreto militare), comandante della VII^ divisione e dell’organizzazione Gladio per 12 anni (a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta) del secolo scorso, dopo un anno e mezzo dall’uscita di “Nome in codice Gladio” (www.amazon.it/Nome-codice-Gladio-Crocoli/dp/8864901736), ha svelato le intenzioni di dare alla luce, sempre con lo stesso autore (Mirko Crocoli), un nuovo volume dedicato alla Stay Behind italiana.
Come si evince dalla quarta di copertina, il noto giornalista Toni Capuozzo, in merito all’attuale prodotto editoriale, è stato alquanto lapalissiano; “Questo è qualcosa di più di un’accademica ricerca storica: è un lavoro “spregiudicato”, che si attiene ai fatti e rimette in ordine contesti, ruoli, scelte, motivazioni di tante persone, e di un’organizzazione, Gladio. Con un solo “difetto”, anagrafico: arriva troppo tardi per restituire un po’ di verità e di onore a molti di loro”.
Il Generale, in un incontro con alcuni addetti ai lavori, anticipa le motivazioni di tale scelta: “Abbiamo fatto un ottimo lavoro, siamo entrambi molto soddisfatti. La doppia ristampa ne è la concreta riprova. Le critiche sono state positive così come l’interesse, ma ora siamo già al tavolo per approfondire ciò che nel primo abbiamo voluto evitare. Seppur esauriente su quasi tutti i punti, Nome in codice Gladio è essenzialmente incentrato sul comparto militare. Abbiamo sviscerate gran parte delle sfaccettature che andavano assolutamente affrontate; antefatti, nascita della struttura, commissioni bicamerali, Argo 16, critiche, albori, eventi e quant’altro, ma ora l’idea è quella di completarlo con un saggio bis, questa volta sulla questione civile. La Gladio fu vergognosamente bersagliata dall’opinione pubblica per decenni e quando qualche traditore decise di darla in pasto ai media (per coprire ben altro) benché la croce cadde processualmente solo su noi militari (quindi me, il mio successore Gianantonio Invernizzi e l’Ammiraglio Fulvio Martini), della parte morale dei civile poco se ne parlò. E se anche noi fummo assolti dalla Corte di Assise di Roma, con sentenza del 3 luglio 2001, l’onta sui 622 gladiatori recò non pochi danni. Crocoli ha raccolto con fatica nell’ultimo anno solare decine di testimonianze di “reduci” della Stay-Behind sparsi in tutta Italia. Quelli ancora in vita e altri che hanno lasciato ai posteri confessioni segrete, intime e personali. Centinaia di pagine di patrioti coraggiosi, drammaticamente stroncati dallo scandalo del 1990. Un plico straordinario che mette insieme emozioni e dati storici inequivocabili. Gioie, ricordi, passione, lacrime e dolore. Sono state le parole scritte su quei fogli, dai miei uomini, a convincermi che dovevamo proseguire con quanto iniziato. Possiamo usare la parole fine solo affrontando in maniera definitiva anche quest’ultimo aspetto (ovvero l’altra faccia della medaglia della Stay Behind italiana). Nel primo se n’è dettagliatamente parlato solo in un capitolo, non abbastanza per completare doverosamente l’intero quadro. Il percorso è lungo e tortuoso ma ci auguriamo che per l’inizio dell’anno venturo sia tutto pronto. 10 anni di calvario giudiziario, e la nostra verità è impressa sulle pagine della prima pubblicazione. Con Crocoli (chiosa il Generale) abbiamo deciso di dividere la seconda e futura in due parti essenziali. Le testimonianze doverose di chi era sul campo e nell’ombra, ma che non aveva le stellette e il poco (chissà come mai!!!) menzionato apparato della cosiddetta Gladio Rossa, degli NDS e altro che riposa placidamente nei silenzi tombali dei palazzi del potere. A parte il comando della struttura nata e voluta da un accordo degli anni cinquanta tra CIA e SIFAR, sono stato membro della Commissione parlamentare concernente il Dossier Mitrokhin, presieduta dall’ora parlamentare Paolo Guzzanti. Ho materiale e documentazione per far comprendere agli italiani che in realtà di organizzazioni sovversive di matrice filo-sovietica in quegli anni ce n’erano, e anche ben organizzate e armate, ma evidentemente a qualcuno, dopo il crollo del muro, fece più comodo spedire all’inferno uomini e donne che giurarono fedeltà al tricolore e al patto Atlantico. Forse, a bocce ferme e in epoca di pace e benessere, non a tutti è ancora chiaro cosa sia stata veramente la Guerra fredda e i pericoli che la nostra nazione corse. A costoro vale la pena rinfrescare le idee, poiché a farne le spese fu anche uno dei più grandi rappresentanti della Stato della Prima Repubblica, l’eroe di Sigonella, l’ammiraglio Martini. Anche per lui (e non solo, mi riferisco al Presidente Emerito Francesco Cossiga) è giusto raccontare la verità, talvolta negata o mistificata”.