Politica
Governo, autonomia alle Regioni. Il piano. "Risorse, non solo competenze"
Governo, intervista di Affaritaliani.it al ministro degli Affari regionali e delle Autonomia Erika Stefani
Quali saranno i tempi per la concessione di maggiore autonomia alle Regioni Veneto e Lombardia?
"E' difficile dare una tempistica. Ciò che posso dire è che sulle ragioni dell'autonomia c'è un fortissimo consenso espresso dalla gente, basti pensare che 2.310.000 cittadini veneti hanno votato sì al referendum regionale e a quelle persone il ministero e lo Stato devono dare una risposta. I tempi saranno quelli utili per costruire un provvedimento che apra a questa strada. Il processo di autonomia non finirà subito, si imbocca una strada che poi proseguirà verso la soluzione finale fino a quello che io chiamo un cambiamento epocale".
Entro fine anno ci sarà il primo step?
"Incontro questa settimana i Governatori di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria che mi hanno chiesto udienza. Dobbiamo riprendere le pre-intese che erano già state siglate con le prime tre Regioni citate. Ora a Roma c'è un nuovo governo e quindi si potrà giungere ad accordi diverse per rivedere le maggiori competenze regionali, ovviamente ampliandole".
E' possibile un federalismo alla spagnola, ovvero a geometria variabile?
"Potrebbe essere la soluzione, visto che si parla di regionalismo differenziato che tiene in considerazione le peculiarità locali in base alle richieste avanzate".
Ci sarà anche un'autonomia fiscale o soltanto un trasferimento di competenze?
"Non avrebbe senso l'autonomia solo di competenze e senza maggiori risorse per le Regioni. Ci deve essere anche lo step che viene definito in gergo 'trasferimento risorsa' altrimenti non avrebbe senso trasferire i pesi lasciando però le risorse in capo allo Stato centrale".
Che cosa accadrà alle Regioni a statuto speciale?
"Sono tutelate in base ad una norma della Costituzione e quindi la loro specialità è garantita. Non daremo autonomia ad alcuni per toglierne ad altri, gli amici di Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna possono stare tranquilli".
Le Regioni che vorranno chiedere una maggiore autonomia dovranno passare dai referendum come è accaduto in Veneto e in Lombardia?
"Sono stati scelti percorsi diversi da parte delle Regioni. Credo che quello intrapreso dal Veneto e dalla Lombardia attraverso la consultazione popolare sia un percorso che ha coinvolto di più gente nella scelta dell'autonomia. E' vero che chi viene eletto come presidente di Regione è rappresentativo della popolare visto che svolge quel ruolo in virtù di un mandato conferito dagli elettori, ma è certo che il messaggio arrivato da Veneto e Lombardia con i referendum consultivi è stato molto forte e significativo della volontà popolare".
Metterete mano alla riforma delle Province del governo Renzi?
"E' un tema delicato e incredibile. Quanto fatto con la Legge Delrio ha creato una situazione di grande difficoltà con gli enti provinciali che hanno ancora in capo le competenze ma non hanno più le risorse".