Politica

Governo, crisi sicura. E quando e che cosa accade dopo Conte

Di Alberto Maggi

Cresce l'ipotesi crisi a gennaio. Poi Draghi premier o voto ad aprile

"Non è tempo di meline, ci giochiamo l'osso del collo", ha scritto oggi Matteo Renzi nella sua Enews con la quale ha augurato agli italiani un buon 2021. Il tema è sempre quello del Recovery Plan tanto contestato dall'ex presidente del Consiglio. Ma il nodo politico è la sopravvivenza stessa del governo e forse anche della legislatura. Fonti qualificate di Italia Viva e Partito Democratico definiscono la crisi "probabile" viste le richieste di Renzi a Giuseppe Conte - dal Mes alla rinuncia della delega sui servizi - praticamente impossibili da accogliere. Ed è così che all'interno della maggioranza si scommette su tempi e modi della crisi di governo. L'ipotesi più probabile è quella del ritiro delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti verso la fine di gennaio, salvo improbabili (se non impossibili) concessioni da parte del premier ai renziani.

La guerra di nervi si consuma soprattutto tra ex compagni di partito. Da Italia Viva non credono assolutamente alle parole dei dirigenti del Pd che continuano a parlare solo di elezioni dopo Conte ("figuriamoci, nel 2022 si elegge il nuovo presidente della Repubblica...") mentre i Dem ribattono che sarebbe proprio Renzi a perderci in caso di elezioni anticipate, "visto che con questa legge elettorale farebbe la fine di Fini scomparendo" (ironizza un parlamentare vicino al ministro Dario Franceschini). La road map dell'eventuale, probabile, crisi di governo prevede l'inevitabile salita al Quirinale di Conte dopo le dimissioni delle ministre IV con Segio Mattarella pronto a concedere una settimana al premier per cercare di dar vita al suo esecutivo ter. Ma, salvo improbabili colpi di scena, né Conte può (e vuole) concedere quasi nulla a Renzi né lo stesso ex presidente del Consiglio può accettare di dare nuovamente il suo sostegno in Parlamento a un governo guidato dallo stesso premier (a meno che Conte non stracci del tutto il Recovery Plan, accetti il Mes e rinunci alla delega sui Servizi - insomma, fantascienza).

E quindi? Due le strade. La prima, ed è quella su cui punta il leader di Italia Viva, è che alla fine, vista la necessaria stabilità per gestire la fase dell'arrivo dei soldi Ue e delle vaccinazioni contro il Covid, Pd, Forza Italia, Luigi Di Maio (quindi non tutto il Movimento 5 Stelle), ovviamente Italia Viva e altri pezzi centristi rappresentati in Parlamento, come +Europa, indichino al Capo dello Stato - che avvierebbe rapide consultazioni al Colle dopo il tramonte dell'ipotesi Conte ter - il nome di Mario Draghi come presidente del Consiglio di transizione e di emergenza, che potrebbe magari fare anche breccia tra qualche leghista di fede giorgettiana. L'altra strada è quella della crisi che precipita con Forza Italia che resta fedele a Matteo Salvini e Giorgia Meloni dichiarandosi indisponibile a forze di governo al di fuori del Centrodestra e con il Pd che rimane fermo sulla richiesta di elezioni anticipate. A quel punto si aprirebbe la strada per il voto ad aprile, subito dopo Pasqua (4 aprile) con tutto il dibattito sull'eventuale nascita della Lista Conte che andrebbe a formare una coalizione con M5S, Pd e LeU pronta a giocarsela con il classico schema di Cdx Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia (e altri). A quel punto per Renzi non resterebbe che il tentativo arduo di dar vita a un polo centrista e moderato con Azione e +Europa.