Politica

Governo di larghe intese, no M5S a Calenda. Pd diviso e il Quirinale... Inside

Di Alberto Maggi

Franceschini pronto al blitz per mettere Schlein in minoranza nel Pd

Il Quirinale punta sui "responsabili" di Lega e Fratelli d'Italia in caso di crisi

 

"Il tempo dei governi di larghissima intesa è finito. Serve un governo che affronti seriamente le criticità del momento e questo governo è inadeguato, su questo siamo d’accordo". Con queste parole il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, interpellato da Affaritaliani.it, boccia la proposta del leader di Azione, Carlo Calenda, di un esecutivo di larghissima coalizione per affrontare le gravi emergenze del Paese. "Credo che occorra arrivare a un governo di larghissima coalizione che affronti una situazione in Italia che diventerà ogni giorno più emergenziale. Cessando di farsi la guerra civile gli uni con gli altri perché nel frattempo abbiamo perso la sanità, la scuola e tante altre cose. Per arrivarci occorre avere un comportamento molto retto: il che vuol dire che se Meloni fa una cosa giusta, noi lo diciamo. Se si fa il salario minimo, che è una cosa giusta con le opposizioni, si prova a fare e lo facciamo", ha spiegato il senatore Calenda.

Dal Partito Democratico, al momento, preferiscono non commentare concentrandosi sulla battaglia in Parlamento, in particolare sulla Legge di Bilancio per il prossimo anno. Ma, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ci sarebbe all'interno dei Dem una profonda spaccatura su questo tema. La segretaria Elly Schlein è nettamente contraria a un nuovo governo tecnico modello Mario Draghi in caso di implosione della maggioranza di Centrodestra e continua a ribadire che in caso di caduta del governo si deve tornare immediatamente alle urne. Però non tutti la pensano così nel Pd. Il nascente correntone di Dario Franceschini, silente da moltissime settimane, si prepara a conquistare la maggioranza dell'assemblea del Pd, ufficialmente per sostenere Schlein, ma anche per condizionarla o sfiduciarla nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. L'anima più moderata del Pd, non solo Base Riformista di Lorenzo Guerini e la minoranza di Stefano Bonaccini, ma anche una fetta importante di chi ha votato Schlein alle primarie - come, appunto, Franceschini e anche Nicola Zingaretti - in realtà condivide la proposta di Calenda di un esecutivo di emergenza e di larghe intese, ma ovviamente per ora non può uscire allo scoperto per non mettere in difficoltà il partito e la segretaria.

Nel caso in cui il governo dovesse andare in crisi - o per le agenzie di rating o per il caso Giambruno e le tensioni Meloni-Forza Italia-famiglia Berlusconi o per il movimentismo della Lega che punta a sottrarre consensi a destra a Fratelli d'Italia - partirebbe subito l'operazione lanciata da Calenda. I renziani, anche gli ex appena usciti, sarebbero d'accordo. E anche Forza Italia, spinta dai figli del Cavaliere che non vogliono le urne ma stabilità. E a quel punto nel Pd partirebbe il blitz del correntone Franceschini per mettere in minoranza Schlein e cercare di evitare il ritorno alle urne con un esecutivo di larghe intese. Operazione molto, molto difficile, visti i numeri in Parlamento. Ma - assicurano fonti Dem - il Quirinale farebbe di tutto per evitare le elezioni anticipate, puntando sui "responsabili" di Lega (Giancarlo Giorgetti) e Fratelli d'Italia (Guido Crosetto) per mettere insieme un governo che "salvi il Paese". Resta il no dei 5 Stelle spiegato da Patuanelli ad Affaritaliani.it, ma c'è sempre la variabile Beppe Grillo che potrebbe farsi valere su Giuseppe Conte.