Politica

Governo, Di Maio nel mirino di Conte, Pd e LeU. M5S diviso e nell'angolo

Alberto Maggi

Governo, che cosa c'è dietro le nuove tensioni nella maggioranza sulle alleanze

Il 7,41% preso domenica scorsa dal Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali in Umbria, al di là delle parole di facciata e delle dichiarazioni quasi scontate sul governo che non è a rischio, sta terremotando l'intera maggioranza. Nicola Zingaretti, in piena sintonia con il premier Giuseppe Conte, parte all'attacco e afferma di buon mattino che serve un'alleanza unita e strutturale o sono in pericolo le basi stesse del governo. Chiarissimo l'invito a presentarsi nuovamente insieme alle prossime Regionali (Emilia Romagna e Calabria in testa) vista soprattutto la forza del Centrodestra a trazione Lega e Fratelli d'Italia.

A fare da sponda al segretario dem è arrivato anche il ministro Roberto Speranza, unico rappresentante di Liberi e Uguali nell'esecutivo: "L'alleanza o è politica o non lo è. Non siamo mica un governo tecnico. Capisco la preoccupazione di Di Maio, ma per me bisogna trasformare l'intesa in Parlamento in un chiaro progetto per il Paese". E poi alla domanda sulle prossime Regionali: "La strada giusta è andare ancora uniti".

Mentre Italia Viva si defila e assiste da spettatrice, concentrandosi sulla manovra, il Pd, Conte e LeU stanno di fatto mettendo nell'angolo i 5 Stelle. Per Di Maio i partiti sono tutti uguali, non si costruisce un'intesa politica strutturata e non si va insieme alle prossime elezioni. Ma questa linea viene cannoneggiata quotidianamente con la minaccia esplicita di ripercussioni sul governo, fino alla sua caduta. Il problema per il ministro degli Esteri è la sua estrema debolezza politica.

Ieri Carla Ruocco è uscita allo scoperto chiedendo un passo indietro da capo politico. E lo stallo sull'elezione del nuovo capogruppo alla Camera - l'intesa manca ormai da settimane e si va avanti con fumate nere - è la cartina di tornasole di un Movimento diviso e dilaniato. Da un lato la paura di tornare alle urne con lo spettro della decimazione visti i sondaggi e i risultati dell'Umbria. Dall'altro le divisioni interne. Beppe Grillo e Davide Casaleggio si sono limitati ad avallare l'intesa di governo con i dem e poi si sono defilati. Alessandro Di Battista quando riemerge dal suo Aventino aggiunge tensione.

E nei gruppi parlamentari l'unità è ormai una chimera, divisi tra fedelissimi di Di Maio, esponenti (anche nell'esecutivo) che si riconoscono nelle posizioni del presidente della Camera Roberto Fico, i delusi che erano nel Conte I e sono rimasti fuori dall'esecutivo (come Giulia Grillo, Barbara Lezzi e Danilo Toninelli) e non pochi senatori e deputati considerati 'padani' (in quanto soprattutto del Nord) che sono vicini alle posizioni super-critiche di Gianluigi Paragone e rimpiangono l'alleanza con la Lega.

In questo contesto Di Maio, tra un impegno e l'altro del delicatissimo incarico alla Farnesina, cerca con sempre maggiore fatica di trovare la quadra. E quindi se attacca Salvini lancia segnali al fronte di Fico, se chiude all'intesa con il Pd fa felice e i suoi e i 'padani', se spara su Radio Radicale cerca di rassicurare Di Battista, e via discorrendo. Fatto sta che la tensione è alta e l'incidente in Parlamento è costantemente dietro l'angolo. Con il timore di una nuova batosta tra qualche settimana in Emilia Romagna e in Calabria.