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Governo dimissioni Tria. Pronto a lasciare. Tensione sul Def con i 5 Stelle...

Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)

Governo dimissioni Tria? Def, bozza M5S: possibile sforare il 3% deficit/Pil. Anche Moavero minaccia di lasciare. Lega divisa sui vincoli Ue

Altro che i migranti e la nave Diciotti. E' sull'economia che il governo rischia fortissime fibrillazioni. Il titolare di Via XX Settembre, Giovanni Tria, in viaggio in Cina, ha affermato che il rispetto del rapporto deficit Pil del 3% "è stato criticato anche da chi lo ha inventato, ma è diverso dal dire che lo supereremo". Una risposta secca alla domanda su quanto affermato dal vicepremier Luigi Di Maio in merito al superamento del tetto del 3% deficit/Pil per finanziare il reddito di cittadinanza. "Credo che le dichiarazioni del governo sottoscritte anche da Di Maio, anche di recente, sotto Ferragosto, dicano il contrario", ha quindi spiegato il ministro dell'Economia.

Poche parole che celano le forti tensioni che in settembre faranno tremare l'esecutivo. Secondo una bozza del Def messa a punto dal M5S verrebbe scritto a chiare lettere che il governo "è pronto, eventualmente, a sforare il tetto del 3% del deficit/Pil". D'altronde, la carne al fuoco è tanta se si sommano i soldi per sterilizzare l'aumento dell'Iva a quelli per un primo intervento su flat tax, pensioni (Legge Fornero), reddito di cittadinanza e piano di investimenti pubblici (specie dopo la tragedia di Genova del crollo del ponte Morandi). Le ultime uscite di Di Maio contro l'Unione europea sui migranti, "non pagheremo più i 20 miliardi di euro", sono servite a preparare la svolta e l'inevitabile scontro con Bruxelles.

Ma attenzione. Il ministro dell'Economia Tria - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - avrebbe già confidato a qualche interlocutore della maggioranza di essere pronto a rassegnare le dimissioni se davvero il Consiglio dei ministri approvasse una nota di aggiornamento che contiene la possibilità di sforare il 3%. Non a caso il titolare del dicastero di Via XX Settembre, da Pechino, ha spiegato che le fluttuazioni dello spread sono dovute all'attesa rispetto ai programmi di governo che verranno presentati e si hanno spesso ad agosto, ma "nei prossimi mesi, quando vi sarà un chiarimento sui programmi del governo, sono fiducioso di un rientro dello spread, che non mette in pericolo la sostenibilità e la solidità del nostro debito". Parole ancora una volta prudenti e indirizzate più ai colleghi di governo che all'opinione pubblica.

Non solo. Secondo indiscrezioni anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi starebbe valutando un passo indietro qualora nel Def venisse ipotizzato il superamento del 3%. Sul fronte opposto a spingere per la linea dura con la Ue c'è in particolare il ministro delle Politiche Comunitarie Paolo Savona. E la Lega? Matteo Salvini non entra nel merito della questione (per ora), concentrandosi sui temi specifici del Viminale (sicurezza e immigrazione), ma se Giancarlo Giorgetti invoca la prudenza, come sulla nazionalizzazione di Austostrade, e lavora insieme al premier Giuseppe Conte per mediare, altri esponenti del Carroccio come i presidenti di Commissione Alberto Bagnai e Claudio Borghi (meno Massimo Bitonci) spingono per sposare le tesi dure dei 5 Stelle. Insomma, si prepara davvero un autunno caldo.