Politica
Draghi fino al 2028. Chi sostiene il piano dell'ammucchiata. Tutti i nomi
Altre conferme sul piano per le larghe intese anche dopo le prossime elezioni
Conte si ribella: "Non possiamo augurarci un governo di unità nazionale dopo le elezioni"
Excusatio non petita, accusatio manifesta. La celebre locuzione latina di origine medievale spiega perfettamente le dichiarazioni di questa mattina dell'ex premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. "Non metto in dubbio che ci siano alcuni protagonisti della vita politica che sperano che ci sia confusione in modo che siano sempre al centro delle danze. Noi non possiamo augurarci un governo di unità nazionale dopo le elezioni. Il governo è nato prima per l'emergenza pandemica, ora c'è un'emergenza bellica. Ma un progetto politico da Leu alla Lega mi pare complicato da definire. Noi in modo costruttivo stiamo dando un contributo per andare avanti però nel contesto di un governo di emergenza".
Le parole di Conte confermano quanto scritto ieri da Affaritaliani.it e cioè che esiste un piano dei cosiddetti poteri forti - dalle istituzioni finanziarie come Goldman Sachs all'Unione europea - per non avere vincitori alle prossime elezioni politiche e tornare così dopo il voto all'unità nazionale magari con Draghi di nuovo premier. A sostegno di questo progetto, che indirettamente Conte evoca per cercare di scongiurare, c'è tutto uno schieramento trasversale che attraversa diversi partiti. Sicuramente nel fronte favorevole alla continuazione delle larghe intese ci sono i centristi di Renzi e di Calenda così come la parte ultramoderata del Centrodestra che fa capo al Governatore della Liguria Toti. Ma anche nel Pd non mancano i fautori del Draghi bis dopo le elezioni, ad esempio chi come il ministro della Difesa Guerini ha molti dubbi sull'alleanza elettorale con i 5 Stelle.
In Forza Italia, poi, i tre ministri - Gelmini, Brunetta e Carfagna - certamente preferirebbero la continuazione di questa esperienza di governo che un esecutivo a guida Meloni (o Salvini). Ma perfino nel Carroccio c'è una fetta di governisti draghiani, guidato ovviamente dal ministro Giorgetti e dai Governatori Zaia e Fedriga, alla quale non dispiacerebbe affatto la conferma di Draghi a Palazzo Chigi dopo il voto (non a caso nessuno di questi tre big leghisti ha mostrato solidarietà a Salvini per gli attacchi sul mancato viaggio in Russia). Insomma, Conte oggi cerca di esorcizzare il piano delle larghe intese con Super-Mario premier fino al 2028 che ha molti sponsor all'estero ma anche in patria.