Politica

Governo M5S-Lega, segnali di disgelo. Macché crisi... Ecco che cosa è successo

Alberto Maggi

Governo M5S-Lega, verso un vertice di maggioranza entro il 20 maggio. Tre indizi sul disgelo

Tanto tuonò che non piovve. Nel ping-pong quotidiano tra 5 Stelle e Lega, che ormai litigano praticamente su tutto, la novità rilevante di oggi è che in realtà, sotto sotto, non c'è alcuna voglia di rompere e dopo la fatidica data del 26 maggio, che ormai sembra peggio del Giudizio Universale di biblica memoria, finalmente l'esecutivo tornerà a lavorare per il bene del Paese. Tre indizi fanno una prova. Primo. Il vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle ha chiesto ufficialmente un vertice di governo perché ci sono da "sciogliere alcuni nodi con la Lega tra cui l'autonomia regionale".

Segno, spiegano fonti pentastellate, della bontà del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico che "non pensa alla crisi ma all'interesse dei cittadini". Un deputato grillino, poi, sottolinea con grande evidenza una dichiarazione di Di Maio che prova la volontà di continuare nell'alleanza con il Carroccio: M5s spostato a sinistra? "Se la sinistra è il Pd, per carità, Dio ce ne scampi. Non c'è un capo politico che abbia attaccato il Pd come me. Il Pd è ancora più subdolo, è quello dei renziani con Zingaretti davanti, non voglio averci nulla a che fare". Parole chiarissime. Inequivocabili. E siccome l'unica maggioranza alternativa in questo Parlamento sarebbe 5 Stelle-dem, le parole del vicepremier pentastellato sgomberano il campo da ogni dubbio.

Secondo indizio. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio molto critico nei confronti dell'alleanza con i 5 Stelle, oggi ha utilizzato parole insolite e decisamente concilianti: "Il vertice di governo è opportuno prima del Consiglio dei ministri del 20 maggio". E ancora: "L'atteggiamento è che continuiamo a lavorare. Ciascuno di noi lavora 12-14 ore al giorno per cercare di fare il bene di questo Paese. Dopodiché è chiaro che quando ci sono le campagne elettorali le polemiche ci sono sempre e ci sono anche questa volta. Andiamo avanti e dopo il 26 si spera che si ripartirà normalmente". Nel Carroccio leggono queste affermazioni di GG come il segno che la temperatura dopo le Europee si abbasserà e che chi si aspetta la crisi di governo resterà deluso.

Terzo indizio. Fonti leghiste ai massimi livelli raccontano ad Affaritaliani.it di una chiacchierata informale che c'è stata a Roma, Palazzo Chigi, nei giorni scorsi tra Giorgetti e Matteo Salvini, presenti anche alcuni colonnelli leghisti. Il segretario leghista e il suo vice, spiegano le fonti, hanno parlato dell'agenda di governo per i mesi estivi e di come cercare di conciliare l'autonomia regionale, il Decreto Sicurezza-bis e l'inizio della discussione sulla flat tax (proposte del Carroccio) con il conflitto di interessi, l'acqua pubblica e il salario minimo (proposte del M5S). Il fatto stesso che i due massimi esponenti leghisti stessero parlando di tempi e modi dei prossimi provvedimenti chiave del governo - rivelano le fonti parlamentari del Carroccio - è il segno che non ci sia alcuna volontà di aprire la crisi dopo il 26 maggio.

Il Giudizio Universale delle urne non porterà, dunque, alcuna Apocalisse per l'esecutivo. E, salvo colpi di scena, Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti - che invocano crisi, nuovo governo e/o elezioni ogni giorno - resteranno a bocca asciutta.