Politica

Governo, ma quale terzo uomo? A Palazzo Chigi Mattarella vuole una donna

Marco Zonetti

Alla guida del "governo neutrale", il Capo dello Stato pensa a una donna. Totonomi delle papabili presidenti e i perché di una scelta tutta mediatica

Una donna Presidente del Consiglio, la prima nella storia D'Italia. Già, per il "governo neutrale" propugnato da Sergio Mattarella dopo il fallimento delle consultazioni (e i capricci dei vari leader di partito), si fa sempre più strada una nuova interessante possibilità nell'ambito della soluzione, ormai fisiologica, del premier tecnico.

Più che a un "terzo uomo", il Capo dello Stato starebbe pensando intensamente a una "prima donna". Nel totonomi per la possibile premier abbiamo in pole position l'ambasciatrice e segretario generale del Ministero degli Esteri Elisabetta Belloni, 59 anni; fra le possibilità compaiono anche l'economista Lucrezia Reichlin, 64 anni (che però, tramite la madre Luciana Castellina, nega di essere stata mai contattata) e la giudice della Corte Costituzionale Marta Cartabia, 54 anni. Ma si parla anche di affidare l'incarico alla Fisica Fabiola Gianotti, 58 anni, direttrice del Cern, o ad Anna Maria Tarantola, 73 anni, già dirigente della Banca d'Italia e Presidente della Rai nel periodo 2012-2015. 

Dal punto di vista mediatico, la scelta di una donna per presiedere il controverso governo neutrale, che nasce fra mille difficoltà, sarebbe un'idea senz'altro brillante. Un premier donna, come già detto primo caso nella storia d'Italia, sarebbe una perfetta arma di distrAzione di massa per garantire copertine, servizi televisivi e articoli di giornale atti a distogliere l'attenzione del pubblico dallo scempio istituzionale attuale; piacerebbe tanto all'Europa, agli Stati Uniti travolti dal #metoo e manderebbe in brodo di giuggiole le femministe - di entrambi i sessi - in ogni schieramento politico.

"La prima donna premier d'Italia" sarebbe celebrata, vezzeggiata e coccolata dai media per qualche tempo, per poi diventare - come tutte le donne al potere - il punching ball ideale da incolpare di ogni male e sul quale scaricare ogni nequizia.

Una nuova declinazione di Eva della quale dimenticare e ignorare scientificamente titoli di studio, capacità, competenze, impegno, intelligenza, umanità e le altre caratteristiche noiose e poco mediaticamente interessanti nell'Italia dominata da Grandi Fratelli e Isole dei Famosi, e alla quale attribuire invece amori segreti, sordide rivalità verso altre donne, losche scorciatoie sessuali per arrivare ai vertici, isteria conclamata e così via. 

Una donna premier sarebbe, al momento, la scelta perfetta per scuotere dal torpore l'attuale stagione della fiction governativa, che inizia a perdere i colpi e a ripetersi sempre uguale a se stessa. Nella dinamica del (pochissimo) panem ma dei (moltissimi) circenses che ci attendono più rocamboleschi che mai, un personaggio femminile sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi sarebbe il coup de théatre più brillante, il diversivo più strategico e il parafulmine più efficace fino alle prossime elezioni. Che saranno vinte da un uomo.