Politica
Governo, nomine? Meloni si "piega" a Quirinale, Ue e Magistratura. Ecco perché
Il dietro le quinte inconfessabile sulla grande partita del potere
Meglio, quindi, andarci piano ed evitare scossoni, hanno ragionato alla fine Meloni e il numero uno dell'Economia, il pacato e draghiano (più democristiano che leghista) Giancarlo Giorgetti. Ma ci sono altri due "poteri forti" che comandano e che incidono nelle scelte dell'esecutivo. Il primo è certamente l'Unione europea e Meloni sta trattando con il Ppe per cercare di mandare all'opposizione i Socialisti dopo le elezioni europee del 2024 e quindi vuole evitare scossoni anche con Bruxelles.
Avere un buon rapporto con l'Ue serve soprattutto su due fronti: le modifiche al Pnrr e la riforma del Patto Ue, senza dimenticare la questione immigrazione (anche se questo fronte è ormai chiaro che l'Italia dovrà arrangiarsi). E poi c'è la Magistratura, che in Italia non va mai sottovalutata. Le parole "eccessive" in Parlamento del ministro Carlo Nordio sulle intercettazioni sono state immediatamente rintuzzate e corrette dalla maggioranza, perfino, indirettamente, da Palazzo Chigi.
La presidente del Consiglio conferma l'impegno di una riforma organica della Giustizia e di rivedere la contestata e blanda riforma Cartabia, ma senza scontri. Il timore è sempre lo stesso e cioè che in giro per l'Italia possano partire inchieste su politici di Centrodestra che facciano male al consenso nel governo e alla fiducia nella premier.
Insomma, il filo conduttore è sempre lo stesso, ascoltando le fonti di governo e di maggioranza (parlamentari). La conservazione in Italia vince, perché domina da anni. E ha molti alleati: Quirinale, Bruxelles e Magistratura. Meglio quindi procedere a passi piccoli e lenti ed evitare scossoni. Visto che la volontà è quella di governare per cinque anni.