Unioni civili, Pd ancora diviso. Renzi nei guai
Il presidente del Consiglio si è convinto che una pattuglia di cattodem punti a far saltare la legge e "cerca solo i voti segreti". Perciò vuole isolare gli oltranzisti e offre una nuova mediazione al grosso dei cattolici del Pd sulla stepchild adoption. "Una attenuazione dell'adozione", dicono i collaboratori del premier. Il pre-affido, il controllo costante del giudice minorile come propone Andrea Orlando e qualche deterrente efficace contro l'utero in affitto, tutte misure già contenute negli emendamenti presentati dal Partito democratico. Ma Renzi rifiuta l'idea dello stralcio e tiene duro sul voto al "canguro" firmato da Andrea Marcucci, che cancella quasi tutte le modifiche avanzate dalle opposizioni e "salva" l'articolo 5 sulle adozioni.
Dopo un vertice con Maria Elena Boschi, Luciano Pizzetti, Luigi Zanda e alcuni cattolici tra i più integralisti, i democratici devono ammettere la profonda spaccatura. Di più: abbastanza attoniti i testimoni hanno assistito a un durissimo scontro tra renziani con la Boschi da una parte a difesa della legge Cirinnà e Rosa Maria Di Giorgi, ex assessore di Renzi, e Stefano Lepri dall'altra che alzavano il tiro contro il canguro e contro la stepchild. Di Giorgi si è messa di traverso e ha contestato la stessa presenza del ministro Boschi alla riunione: "È la prima volta che partecipate. Ma il governo aveva detto di volersi tenere fuori? Avete cambiato linea?". Un attacco frontale al quale la titolare delle Riforme ha risposto lanciando una nuova mediazione e contando sulla frattura del fronte cattolico.
Oggi nuove riunioni. Con Zanda, tra cattolici per contarsi dopo che domenica c'è stata una certa difficoltà a firmare un documento congiunto. Poi alle 16,30 si riunisce l'aula a Palazzo Madama e si comincia a votare. "Sempre che le minoranze non combinino un casino. Chissà se ci sarà in tempo a fare la prima votazione entro sera...", dice sibillina la Di Giorgi. Insomma, la senatrice scommette su un nuovo rinvio.
Ma oggi un voto arriverà. Si parte proprio dal canguro e il capogruppo dell'Ncd Renato Schifani chiederà lo spacchettamento o meglio il pronunciamento per articoli separati. È il modo per salvare gli emendamenti dell'articolo 5 dalla mannaia e quindi dare ai senatori la possibilità di esprimersi sullo stralcio, la soppressione o l'affido rafforzato. Per il momento la risposta di Zanda e del governo è no. Il presidente dei senatori Pd chiede alla Lega di ritirare le sue modifiche ostruzionistiche con poche speranze, malgrado la disponibilità di Gianmarco Centinaio: "Siamo pronti a cancellare 4500 emendamenti ma il Pd vuole il canguro". Una guerra di nervi che andrà avanti fino al pomeriggio e sulla quale Piero Grasso alla fine dovrà dire l'ultima parola.
Marcucci fa sapere di non avere morbosità rispetto al suol testo. Se si vota per parti separate va bene, se l'obiettivo dei cattodem è il voto segreto sulla soppressione, la sua certezza è che i voti contrari saranno maggioranza. Perché la linea di Renzi è spaccare il fronte dei cattolici, anche isolando i suoi fedelissimi come Lepri e Di Giorgi e poi cercare la mediazione con gli altri su un'adozione controllata che varrà ovviamente per le coppie gay e per le coppie eterosessuali. L'importante è far passare la legge mentre a Palazzo Chigi sono ormai sicuri che anche alcuni senatori Pd abbiamo un unico obiettivo: farla saltare per intero. Lo stesso di Angelino Alfano e di Forza Italia.
Lo spacchettamento è comunque un rischio. Dalla parte opposta dei cattodem, 16 senatori Giovani Turchi guidati da Francesco Verducci ricordano le regole del gruppo: "La libertà di coscienza vale solo per tre emendamenti. Quello Marcucci non c'è. Chi vota contro si mette fuori dal Pd".