Guidi/ Stavolta Renzi rischia davvero. Pd, in 10 pensano alla sfiducia
A Palazzo Chigi è suonato più di un campanello di allarme. E' suonato un vero e proprio allarme. Il caso Guidi rischia di mettere in serissima difficoltà l'esecutivo. Matteo Renzi, a differenza dei casi passati, è molto preoccupato. La notizia che i pm sentiranno l'ex ministro dello Sviluppo Economico e la super-renziana Maria Elena Boschi è stata una sorta di fulmine a ciel sereno. Ad agitare il premier, oltre agli sviluppi giudiziari dell'inchiesta, è anche il fronte politico-parlamentare. Le mozioni di sfiducia all'intero governo delle opposizioni potrebbero essere, specie a Palazzo Madama, un pericolo vero per il presidente del Consiglio.
Fonti del M5S e della sinistra dem spiegano ad Affaritaliani.it che diversi parlamentari della minoranza del Partito Democratico starebbero seriamente riflettendo se questa volta votare la sfiducia a Renzi e al suo esecutivo per poi lasciare il Pd e aderire a Sinistra Italiana. "Questa volta si è superato il limite, non possiamo continuare a votare per salvare Renzi e il suo governo che combinano queste cose", confida un senatore della sinistra Pd. Alla Camera non dovrebbero esserci problemi per il premier, ma al Senato la conta potrebbe finire al cardiopalma. Renzi finora ha sempre avuto i numeri, ma questa volta almeno una decina di senatori del suo partito potrebbero abbandonarlo al momento del voto in Aula.
Il governo comunque parte favorito in vista della sfida sulle mozioni di sfiducia delle opposizioni, ma con la defezione di una fetta della sinistra Pd, il centro di Alfano e Verdini diventerà ancora più determinante ed essenziale per la sopravvivenza stessa dell'esecutivo. A quel punto, Area Popolare e il gruppo Ala avranno gioco facile ad alzare la voce con il presidente del Consiglio avanzando nuove richieste e nuove pretese. Il tutto poi sta accadendo a pochi giorni dal referendum sulle trivelle e a due mesi dalle Amministrative. Renzi teme fortemente che il caso Guidi e la battaglia in Parlamento possano da un lato spingere gli italiani al voto il 17 aprile (sulle trivelle) e dall'altro penalizzare ulteriormente (rispetto ai sondaggi già negativi) i candidati del Pd e lo stesso Pd alle elezioni comunali del 5 giugno. Stavolta per il governo non sarà facile uscire indenne dalla nuova tempesta politica e giudiziaria.