Unioni civili, Renzi isolato. Ipotesi di modifiche al ddl Cirinnà
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Ufficialmente il Partito Democratico tira dritto e nonostante l'uscita clamorosa di Beppe Grillo ('libertà di coscienza sul ddl Crinnà') conferma che l'impianto del ddl sulle unioni civili resta invariato. Ma leggendo tra le righe si intuisce che qualcosa al Nazareno sta cambiando. "Siamo a una prova decisiva per progresso dei diritti civili in Italia. Vedremo quale sarà il contributo dei grillini dopo l'editto del capo", afferma ironicamente la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani.
Mentre il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, usa parole per certi versi criptiche: "La decisione di Grillo di lasciare libertà di voto sui punti delicati del ddl sulle unioni civili è giusta. Da sempre il Pd lascia libertà di voto ai suoi parlamentari quando sono in gioco valori etici o decisioni sulla persona. Resto convinto che una discussione seria sul merito della legge senza ostruzionismi e caterve di voti segreti strumentali possa aiutare a trovare un'ampia convergenza su una legge che anche ieri l'Europa ci ha incoraggiati ad approvare rapidamente".
E' del tutto evidente che a questo punto per Renzi si apre un grosso problema. Prima del post di Grillo il premier poteva contare su una maggioranza sicura a Palazzo Madama, malgrado il no secco di Area Popolare. Ora tutto si complica e se anche solo una decina di senatori pentastellati (o per fare un dispetto al governo o per sensibilità cattoliche) dovesse votare con le opposizioni di Centrodestra il Pd andrebbe sotto in Aula. Una bocciatura clamorosa e politicamente pericolosa per il presidente del Consiglio.
L'Udc conferma (anzi, rincara la dose) la minaccia di uscire dall'esecutivo, mentre l'Ncd non fa alcun passo indietro. Il senatore Roberto Formigoni afferma ad Affaritaliani.it: "Bene la scelta di Grillo che ha capito che la grande maggioranza del popolo italiano non vuole né la stepchild né la pratica dell'utero in affito. E ha capito che molti dei suoi elettori non vogliono questo, quindi si è mosso di conseguenza. L'unico che resta fermo è Renzi. Per questo motivo su Twitter ho lanciato l'hashtag #matteoripensaci e ferma questo abominio e questa pratica barbara dell'utero in affitto, che è quello che permette l'adozione di bambini da parte di due omosessuali". Renzi è determinato e difficilmente cambia idea, ma questa volta i numeri rischiano davvero di non tornare.
Area Popolare in fermento, Forza Italia compatta sul no, i 5 Stelle ora "liberi" di votare come vogliono. Senza contare una ventina (forse 25) di senatori cattodem fortemente contrari alla stepchild e all'utero in affitto. Insomma, un rebus. Tanto che nel Pd - anche tra i renziani - comincia a farsi largo l'idea di rivedere alcune posizioni e ammorbidire il ddl Cirinnà per venire incontro alle richieste dei cattolici (sia dem sia dell'Ncd). Forse non si arriverà allo stralcio della stepchild - per Renzi sarebbe una clamorosa retromarcia - ma qualcosa nei prossimi giorni potrebbe cambiare, proprio perché ora il quadro politico è diventato decisamente complesso.