Politica
Ucraina, Castellone: "L'Ue spinga per la pace, non sta facendo abbastanza"
Intervista a Mariolina Castellone, capogruppo del M5s al Senato: "Alleanza col Pd? Non a tutti i costi. Se fosse stato per FdI non avremmo avuto il Pnrr"
M5S, parla la capogruppo al Senato Mariolina Castellone
È appena uscita da una riunione importante Mariolina Castellone, capogruppo al Senato e volto emergente dei 5 Stelle, quando risponde ad affaritaliani.it in una giornata "molto impegnativa".
State organizzando la manifestazione per la pace contro la guerra tra Russia e Ucraina?
“Questo è il momento di una grande manifestazione per la pace che però deve venire dalla società civile, dai tanti movimenti pacifisti e dalle tante associazioni che, con forza e da tempo, stanno chiedendo più impegno sul campo dei negoziati. Noi ci saremo senza bandiere”.
Come mai gran parte dei media e dei vostri avversarsi non prendono sul serio la vostra iniziativa? Dicono che sia strumentale, o peggio, che la vostra posizione nasca da presunti legami con Mosca.
“Ma quali legami?! Anzi condanniamo con forza l'azione della Russia, che in queste ore sta attaccando con missili le città ucraine. L'unica cosa che qui viene strumentalizzata è la nostra posizione che, invece, è molto lineare dall’inizio del conflitto. Non abbiamo mai messo in discussione l’appoggio al popolo ucraino contro l’aggressione russa, ma stiamo contestando il fatto che fino a oggi l’Europa, che ha una lunga e solida tradizione di mediazione diplomatica, in questo conflitto si è fatta sentire poco. Stiamo arrivando a uno scenario sempre più preoccupate con un’escalation militare che ci sta portando vicino a una terza guerra mondiale nucleare”.
Crede che Zelensky avrebbe dovuto evitare l’attacco al ponte di Kerck che collega la Crimea alla Russia?
“Io davvero auspico che si vada verso una de-escalation militare perché pensare di raggiunger la vittoria sul campo militare è molto, molto pericoloso. Serve uno sforzo diplomatico da parte dell’Ue. L’Europa è quella che ha più interessi, anche economici, a che la guerra finisca quanto prima. Gli interessi degli Stati Uniti possono essere diversi o comunque non così forti come quelli dell’Europa a raggiungere in tempi rapidi la pace”.
Passando al Pnrr, Meloni sostiene che sia in ritardo l’attuazione, Draghi ritiene di no, voi siete stati al governo, come stanno le cose?
“Ricordiamo sempre che la Meloni non ha votato il Pnrr per 5 volte in Europa. Se fosse dipeso da Fratelli d’Italia quelle risorse non le avremmo mai ottenute. Quei fondi sono stati affidati per chiudere dei divari territoriali e sociali importanti nel nostro Paese e hanno un indirizzo ben preciso che è quello di fare le riforme. Se poi quelli di Fratelli d’Italia non capiscono che parlare di transizione ecologica significa anche parlare di transizione energetica e rendere il Paese più indipendente dall’approvvigionamento all’estero di energia, allora abbiamo un grosso problema. Vedo molto concreto il pericolo che quelle riforme, inattuate ma indispensabili, passino in secondo piano. Penso alla scuola pubblica; alla sanità pubblica; alla digitalizzatone, all’ammodernamento e alla diffusione dei servizi su tutto il territorio nazionale per chiudere il divario, evidente, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centro e periferia; penso all’inclusione lavorativa dei giovani e delle donne. Quel piano che abbiamo scritto, nato nel governo Conte II, va assolutamente realizzato e quelle restano le priorità”.
Il segretario uscente del Pd Enrico Letta si auspica un coordinamento tra le opposizioni. Che cosa gli risponde?
“Quello di Letta è un appello tardivo. Il Pd deve completare questo percorso di riflessione interna e di discernimento, cercando di darsi un’identità ben precisa. Abbiamo visto che in questa campagna elettorale le proposte realmente progressiste come la lotta al lavoro povero e precario, la tutela ambientale vera (non solo come slogan, quindi contro il nucleare), la scuola pubblica e il salario minimo, le ha fatte solo il Movimento 5 Stelle”.
Alla guida del Pd vede meglio una figura come Elly Schlein o una figura come Bonaccini?
“Sceglieranno loro”.
Roberta Lombardi, assessora del M5s nella giunta Zingaretti nel Lazio, non ha escluso una alleanza con il Pd alle prossime Elezioni regionali, è d’accordo?
“Le nostre alleanze non sono da fare a tutti i costi. Sono alleanze basate sui temi e sui progetti da realizzare nei territori. Tra l’altro non abbiamo messo in discussione le alleanze in corso come quella, appunto, che c’è nella Regione Lazio o a esempio nel mio comune (Giuliano, Napoli ndr). Ma per futuri progetti bisogna capire quale sia l’obiettivo e se c’è condivisione dei temi. Con questa dirigenza Pd al momento non c’è né condivisone di temi, né di obiettivi”.
Lei è un medico, per il ministero della Salute che figura vedrebbe meglio? Un tecnico o un politico?
“Una figura di alto profilo che sappia bene indirizzare la riforma della sanità già avviata. La pandemia da Covid ci ha mostrato chiaramente quali fossero i punti forti e quelli deboli del nostro Sistema sanitario nazionale. Ci ha fatto capire che bisogna sempre di più puntare sulla rete di medicina territoriale avvicinando quanto più possibile le cure al luogo in cui la persona vive. L’arma più potente che abbiamo nella sanità è la prevenzione e nel nostro Paese su questo si fa troppo poco. La pandemia da Covid ci ha fatto capire anche che c’è una forte interconnessione tra salute e ambiente in cui viviamo. Questi devono essere gli obiettivi prioritari così come recupere quel gap di finanziamento e di assunzione di personale che era stato creato dai governi che ci hanno preceduto, soprattutto da quelli di destra, che avevano tagliato molti fondi alla sanità pubblica. Vedere nel programma elettorale della destra l’autonomia differenziata è molto preoccupante. Abbiamo letto la proposta di legge delega della ministra Gelmini che nell’articolo 4 diceva che in attesa di definizione dei lep, i livelli essenziali di prestazione, si finanziassero i servizi basandosi sulla spesa storica, quindi in base ai servizi che sono stati erogati. Questo significa non aver recepito l’insegnamento che la pandemia da Covid ci ha dato. Su questo faremo le barricate”.