I sondaggi fanno tremare Renzi: in Sicilia e a Ostia il Pd rischia il massacro
La fase "zen" dell'ex premier nasconde la paura che alle elezioni del 5 novembre il Partito Democratico sia raso al suolo
Pd massacrato alle elezioni del 5 novembre. Nel doppio, importantissimo, appuntamento elettorale delle consultazioni regionali siciliane e di quelle per la scelta del minisindaco a Ostia, il Pd rischia la sconfitta più totale. Addirittura nella località del litorale romano, secondo gli ultimi sondaggi, l'esponente dem Athos De Luca corre il serio pericolo di essere superato anche da Casa Pound, sempre più crescente con il candidato Luca Marsella .
In Sicilia invece, se il centrodestra con Nello Musumeci va a gonfie vele nelle previsioni di voto e l'avversario del m5s Giancarlo Cancelleri si attesta al secondo posto, il candidato del Pd Fabrizio Micari deve dal canto suo accontentarsi della terza posizione. Domenica 5 novembre, dunque, se dovessero essere confermati i sondaggi, il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi subirebbe una doppia sonora sconfitta, la quinta consecutiva dopo la ormai lontana vittoria delle Europee nel 2014, la quinta in poco più di un anno. Il Pd di Renzi ha infatti perso duramente nel 2016 alle amministrative, ha quindi perso nello stesso anno la consultazione referendaria, ha perso le amministrative del 2017, e il quarto e quinto flop consecutivo potrebbero arrivare in Sicilia e a Ostia. Quest'ultima non esattamente una realtà di minor rilevanza, visto che il Municipio X che fa a capo alla località in questione conta 195mila abitanti circa. Più di Parma, insomma. E soprattutto, cartina di tornasole dei fallimenti di Virginia Raggi a Roma e quindi sotto gli occhi di tutti gli osservatori politici nazionali e non.
Deriva dunque da questo la fase "zen" del segretario Pd? Già, Matteo Renzi sembra infatti molto meno agguerrito in questi giorni e addirittura propenso ad aprire alle forze a sinistra del Partito Democratico in vista di future coalizioni per le elezioni del 2018. Ma le gole profonde antirenziane sottolineano invece un certo timore da parte dell'ex premier per le notizie sconfortanti che giungono dalla Sicilia e da Ostia e per lo spauracchio del doppio flop che darebbe munizioni ai suoi detrattori fuori, e soprattutto dentro il partito. Falchi e avvoltoi, infatti, non aspettano infatti altro che rinfacciare a Renzi la serie di batoste elettorali, cui si aggiungerebbero quelle - tragiche - a Ostia e in Sicilia.
Per questo motivo, Renzi avrebbe adottato un low profile e non si starebbe impegnando in prima persona nelle due realtà che si apprestano ad andare al voto, comportandosi esattamente come ha fatto per le amministrative di qualche mese fa: "ignorare" la scadenza elettorale come i bambini che chiudono gli occhi pensando di rendersi magicamente invisibili. Ma il 5 novembre è vicino, manca meno di un mese, e molti pensano che quella data rappresenterà per il Pd renziano una Caporetto che avrà serie ripercussioni sui già precari equilibri interni.
E chi vede il leader del Pd ormai "decotto" e definitivamente tramontato dopo la sconfitta referendaria aspetta, fregandosi le mani, di veder confermata definitivamente la propria opinione. A sostenere la gloria inarrestabile del segretario toscano restano soltanto i renziani sfegatati, tifosi ancor più accaniti degli stessi grillini. Ma il loro entusiasmo resisterebbe alla quinta sconfitta consecutiva in un anno e cinque mesi soltanto? Troppe volte abbiamo visto i più affettuosi sostenitori di un leader politico vincente trasformarsi nei suoi detrattori più crudeli al momento del declino conclamato.