Politica
Il governo Renzi perde pezzi. I Popolari all'opposizione
"Il direttivo nazionale del partito dei Popolari per l'Italia ha deliberato in data odierna l'uscita dalla maggioranza che sostiene l'attuale governo. Riforme non condivise, condotte in modo improvvisato ed approssimativo, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell'Esecutivo sono alla base di una decisione che è innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in stallo l'Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita". Lo annuncia, in una nota, il senatore del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, Mario Mauro, presidente dei Popolari per l'Italia. "Le nostre idee - aggiunge - contribuiranno ora alla costruzione e all'organizzazione di una maggioranza politica nel Paese centrata sui valori popolari e liberali".
In termini pratici la maggioranza può contare solo su 9 voti in più visto che i senatori di PI sono 3: oltre a Mauro, c'è anche Tito Di Maggio che dovrebbe aderire al nuovo gruppo dei fittiani che si sta formando a Palazzo Madama.
Si fa dunque più concreto il rischio che l'esecutivo non trovi i voti necessari ad approvare la riforma costituzionale e quella sulla scuola che, prima della pausa estiva, torneranno nell'aula del Senato e che per passare hanno bisogno di 161 'sì. Sulla carta Renzi può contare su circa 170/175 voti (112 senatori Pd, 36 centristi, 19 di Autonomie, 1 o 2 del Gal su 15 e probabilmente 3 del Misto. Contro un’opposizione che ne conta, sempre sulla carta 145. Ma l’uscita dalla maggioranza dei tre senatori dei Popolari per l'Italia e una defezione della sinistra dem potrebbe essere fatale a Renzi, sempre che in suo soccorso non arrivino le truppe di Denis Verdini.