Politica

Europee, il mondo inesistente di Damilano e perché il Pd è in un vicolo cieco

di Simone Rosti

Damilano si illude che il Pd dopo le elezioni europee possa proseguire la sua corsa, diventando una vera forza di governo... Ma deve fare i conti con la realtà

Europee/ Damilano decanta Schlein, ma ancora una volta sbaglia completamente bersaglio. Commento 

Domenica sul quotidiano Domani Marco Damilano ha decantato Shlein per alcuni motivi: perché i sondaggi la danno in crescita di qualche punto percentuale, perché a Trento l’applausometro è stato a suo favore e perché sembra aver ricompattato il partito. Damilano, pur riconoscendo che lo scenario politico italiano è abbastanza cristallizzato, si illude che il Pd dopo le elezioni europee possa così proseguire la sua corsa a diventare forza di governo auspicando che Calenda e Renzi rientrino nella grande coalizione anti Meloni.

Ancora una volta il giornalismo militante sbaglia completamente bersaglio. Damilano non dice una parola sulla vera metastasi del centro sinistra, ovvero l’abbraccio con il Conte rinsavito. Finché un nuovo Pd (questo resterà sempre marginale) non avrà il coraggio di sganciarsi dalla creatura di Beppe Grillo e prendere voti al centro non avrà alcuna possibilità di diventare un’alternativa solida di governo.

LEGGI ANCHE: Pd, Marco Damilano la rovina di Schlein? Svelato il nome del suo consigliere

Ricordo a Damilano che l’Italia, non certo merito di Meloni, è seduta su anni di crescita ben oltre la media europea, siamo in piena occupazione (pur con una percentuale di inattivi preoccupante ma con un alto tasso di contratti a tempo indeterminato), l’inflazione è sotto controllo, il costo del debito è a tassi ragionevoli. Quindi, anziché sparare a salve, la sinistra dovrebbe partire da qui per disegnare una sua alternativa parlando ad esempio di produttività e non solo di salari, di doveri e non solo di diritti, di integrazione europea militare e non solo di “spirito comune” vuoto di contenuti, dovrebbe poi dire chiaramente quale partita globale vuole giocare contro gli inutili slogan meloniani sull’italianità, deve sganciarsi dalla Cgil che resta una controparte contrattuale (anche perché tutti gli scenari nefasti tratteggiati da Landini dal 2020 in poi non si sono regolarmente verificati) e non la coda lunga del partito.

Fino ad allora il Pd sarà solo un simpatico partito, perfetto per i dibattiti e i convegni oltre che per le elucubrazioni di Damilano e i suoi epigoni.