Politica

Crisi, il Pd non vuole Conte e Di Maio. Tra Prodi e Renzi visione opposta

Alberto Maggi

Strada in salita per il governo M5S-Partito Democratico

Nella maionese impazzita della crisi di agosto la strada verso un governo M5S-Pd-LeU si complica. E non tanto perché non tutti i pentastellati sono convinti di passare dalla Lega ai Dem, quanto perché nel Partito Democratico la linea tra gli esponenti più vicini al segretario Nicola Zingaretti è quella della "forte discontinuità" rispetto al cosiddetto esecutivo del Cambiamento. E, spiegano fonti vicine al governatore del Lazio, per "forte discontinuità" si intende l'esclusione dall'eventuale governo M5S-Pd-LeU sia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sia del leader pentastellato Luigi Di Maio. Il problema è che i 5 Stelle, al contrario, vorrebbero la conferma di Conte a Palazzo Chigi e, in larga maggioranza, sono fedeli a Di Maio.

La situazione è comunque fluida e nel Pd - fronte Zingaretti - parlano di "estrema" cautela in vista delle trattative con i 5 Stelle. Intanto, a conferma della situazione sempre più confusa, emergono profonde differenze tra Romano Prodi e Matteo Renzi. Il fondatore dell'Ulivo precisa che un cosiddetto "patto Orsola e non Ursula", ossia un'alleanza tra il Pd e il Movimento 5 stelle basato sui temi, non prevede l'adesione della destra. Ovvero, secondo Prodi, Forza Italia dovrebbe restare fuori da questo esecutivo. Al contrario, l'ex leader del Pd ed ex premier scrive su Facebook: "Adesso un governo istituzionale per evitare l'aumento dell'Iva e per riportare l'Italia in Europa: come al solito tocca rimediare ai loro danni". E, come ha spiegato Mariastella Gelmini ad Affaritaliani.it, un governo istituzionale potrebbe e dovrebbe includere anche il partito di Silvio Berlusconi.