Politica
Il referendum sul reddito di cittadinanza spacca il Pd. Addio dei renziani?

Così la misura cara a Luigi Di Maio e al M5S lacera la sinistra. Retroscena
Ci mancava solo il reddito di cittadinanza a dividere il Partito Democratico. O meglio, a spaccare ancora una volta il partito già diviso per le primarie e il congresso che si terrà tra qualche settimana è l'ipotesi del referendum abrogativo della misura tanto cara a Luigi Di Maio e al Movimento 5 Stelle. A lanciare l'idea della consultazione popolare è stato l’ex sottosegretario agli Affari europei Pd Sandro Gozi, un ultra-renziano con un piede e mezzo fuori dal Nazareno: “E’ l’occasione per una grande mobilitazione civica”, è la spiegazione di Gozi. “Sono disposto a metterci subito la faccia contro questo obbrobrio”. Un terremoto a sinistra. Anche perché a far compagnia al Pd, in questa "battaglia contro i poveri" (come dicono i grillini), ci sarebbero Silvio Berlusconi e Forza Italia, ovvero i nemici della sinistra almeno fino al 4 marzo scorso. Tra i renziani non ultrà come Gozi trapela imbarazzo. Roberto Giachetti si tiene alla larga dall'argomento mentre Maria Elena Boschi, sussurrano in molti, starebbe accarezzando l'idea del referendum abrogativo, osservando almeno i suoi tweet durissimi contro il provvedimento varato la settimana scorsa dal governo. A livello locali molti renziani, soprattutto in Toscana e in Emilia Romagna, sarebbero pronti a seguire l'idea di Gozi.
E le altre mozioni? Maurizio Martina ha fiutato il 'regalo' al governo ed è uscito allo scoperto. "Qualcuno ipotizza un referendum sul reddito di cittadinanza. Non sono d'accordo. Penso che non sia lo strumento per fare la nostra giusta battaglia in alternativa alle scelte pericolose di Lega e Cinque Stelle", ha scritto in un post su Facebook, il candidato alla segreteria. Che ha aggiunto: "Dobbiamo sfidare il governo dimostrando che si può fare meglio e di più nella lotta alla povertà e nella tutela della disoccupazione con le risorse che spende per quella misura".
Anche dal fronte di Zingaretti arriva un chiaro no al referendum abrogativo. Cesare Damiano su Affaritaliani.it (clicca qui per leggere l'intervista) ha definito l'ipotesi un'idiozia e anche un fedelissimo del Governatore del Lazio come Antonio Misiani ha usato parole inequivocabili: "Nessuno dei leader del Partito Democratico ha mai annunciato la raccolta di firme, noi non raccoglieremo le firme per un referendum. Sandro Gozi parla a titolo personale. Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, gli altri candidati alla segreteria non hanno mai parlato di referendum". E anche dalla mozione di Francesco Boccia arriva un no secco all'idea della consultazione referendaria contro il reddito di cittadinanza, come ha ben spiegato ad Affaritaliani.it Gabriele Messina (clicca qui per leggere l'intervista).
Permangono comunque le divisioni tra i due candidati principali, visto che un senatore di lungo corso vicino a Zingaretti, commentando la posizione di Martina, afferma: "Sì, bravo. Peccato che poi proponga il referendum abrogativo del Decreto Sicurezza, altro regalo al governo. In questo caso a Salvini". Resta il fatto che almeno una parte dei renziani sono orientati verso il sì alla consultazione referendaria contro il reddito di cittadinanza. Tanto che, spiegano sia dalla mozione Zingaretti sia da quella Martina, "potrebbe essere l'incidente per provocare la scissione subito dopo il congresso". Scissione renziana che in molti danno praticamente per scontata e che potrebbe avvenire proprio sul reddito di cittadinanza e l'eventuale referendum abrogativo della misura cardine del governo.