Politica
Il silenzio assordante dei media su Domenico Arcuri indagato per peculato

Secondo la “Verità” Arcuri nella lente della Procura di Roma e il low profile impera
Orbene secondo la “Verità” la Procura di Roma starebbe indagando Domenico Arcuri, il super commissario del passato Governo giallorosso di Giuseppe Conte. Il manager sarebbe iscritto nel registro degli indagati per peculato, reato condiviso con l’ex vice Antonio Fabbrocini come riporta il quotidiano.
L’ad di Invitalia ha fatto sapere di non avere notizie di questa iscrizione e la semplice dichiarazione sembra avere accontentato quasi tutti i prodi colleghi. Nessuno che abbia chiesto alla Procura la conferma o meno di un atto, che se esistesse, non dovrebbe essere secretato.
Ma quale sarebbe l’oggetto del reato su cui si starebbe indagando? I
In primis si parla dell’affare delle mascherine cinesi, 800 milioni di mascherine ( che sembrano essere state pure non a norma) acquistate da tre diversi consorzi cinesi per un valore di 1,25 miliardi. In più un’approfondimento sembrerebbe si stia facendo anche sui famosi banchi a rotelle, trattati ad un prezzo troppo alto. Quindi una sciocchezza inutile e pure troppo costosa.
Verità o fake? Nessuno vuole fare il giustizialista ma nemmeno bisognerebbe far scivolare via una notizia del genere come se fosse la più normale del mondo.
Ma come il manager di punta del passato Governo, quello che aveva in mano tutto il potere di farci avere mascherine, respiratori, letti, banchi e chi più ne ha più ne metta sembra, ripetiamo sembra, essere indagato su un reato di peculato ancora più pesante per la fase drammatica del paese e i grandi giornali lo derubricano quasi fosse un’investigazione sul Comune di Ciriponzoli per acquisto spropositato di carta igienica.
Se una notizia del genere fosse stata data da un giornale di altro colore , come ad esempio l’importante “Il Fatto Quotidiano” e magari avesse interessato un amministratore di centrodestra, Luca Zaia o lo stesso Matteo Salvini, sarebbe successo il finimondo mediatico.
Immaginiamo un’ intera maratona su La 7 con l’ Aria che tira, Tagada, Coffee Break , Omnibus, e tanto altro avrebbero lanciato strali e chiesto dimissioni, autoflagellazione e “esecuzioni mediatiche” di piazza. Ma una giornalista di razza come Mirta Merlino proprio si è persa la notizia? O ce la siamo persa noi?
Ed invece per questo caso, al momento, il silenzio è assordante.
Chi è politicamente dietro al super manager tuttofare?
Nessuno, aldilà dei magistrati, puo’ dare la patente di colpevole ad alcuno prima del tempo ma, almeno un po’ di onesta indignazione o di lieve approfondimento avrebbe fatto capire che il giornalismo, in quest’anno di pandemia, non è del tutto anestetizzato ma ha ancora un po’ di energia.
Magari la gente si sarebbe accontentata di un paio di interviste ‘all’acqua di rosa’ dai bravi Fazio e Venier. Due voci graffianti che almeno avrebbero ricordato a noi italiani che , mentre stavamo chiusi in casa ad abbracciarci, la gente moriva, e il Più crollava qualcuno indomito lavorava per noi.